Si è avvalso della facoltà di non
rispondere il capo ultrà milanista Luca Lucci,
nell'interrogatorio di garanzia davanti al gip di Milano Luigi
Iannelli, dopo la notifica dell'ordinanza di custodia cautelare
in carcere di quattro giorni fa in una maxi inchiesta della Dda
di Milano e della Gdf di Pavia sull'asse Calabria-Lombardia.
Indagine che ha ricostruito importazioni, anche dal Sudamerica,
di oltre due tonnellate, tra cocaina, hashish ed eroina, un giro
di 11 milioni di euro in contanti e collegamenti con la
'ndrangheta.
A Lucci, già arrestato quasi due mesi fa nell'inchiesta
milanese sulle curve di San Siro, con soprannome "la belva",
vengono contestati undici episodi di spaccio di hashish
soprattutto, anche "di 96 kg" alla volta. Non l'associazione
finalizzata al narcotraffico, un'imputazione che riguarda,
invece, tra gli altri, Andrea Rozzo, ora in carcere e che
avrebbe preso il posto di Davide Flachi, figlio dello storico
boss della 'ndrangheta del quartiere milanese della Comasina,
Pepè Flachi. Anche gli altri arrestati negli interrogatori,
iniziati tre giorni fa, hanno scelto la linea del silenzio.
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