C'è un'Italia armata, un'Italia di pistole e fucili detenuti legalmente. E poi c'è un paese sotterraneo che possiede armi illecitamente, un arsenale pirata che fa aumentare il numero delle pistole in circolazione.
Secondo gli ultimi dati ufficiali diffusi dal Viminale nel 2022, le licenze di porto d'armi nel Paese sono 1.237.912, di cui 12.008 per difesa personale. Numeri significativi, ma comunque parziali, sia perché non è detto che ad ogni licenza corrisponda solo e soltanto un'arma e sia perché non si può tener conto del mercato illegale e clandestino. Proprio per questo si stima che il numero di pistole e fucili in Italia possa superare anche le 10 milioni di unità. Secondo la ricerca dell'associazione internazionale 'Small arms survey' di Ginevra, per esempio, le armi presenti sul territorio italiano già nel 2017 erano 8,6 milioni.
Analizzando i numeri ufficiali pubblicati dal ministero dell'Interno nel 2022, la maggior parte dei porti d'arma che vengono concessi (oltre 1 milione) sono per la caccia (609.527) o il tiro a volo (574.842), seguiti da quelli per le guardie giurate (40.961 per arma corta e 574 per arma lunga). Le licenze per la difesa personale - che vanno rinnovate di anno in anno - sono 11.785 per le pistole e 223 per i fucili. Numeri, questi ultimi, che registrano un calo costante di anno in anno. Basti pensare che nel 2002 i porti d'arma per la difesa personale erano il quadruplo: 45.618 per le pistole e 1.938 per i fucili.
Sono in aumento, invece, le licenze per il tiro a volo e per le guardie giurate. Anche se si è in possesso del porto d'armi, la legge ne vieta il trasporto in condizioni particolari, come manifestazioni o riunioni pubbliche, con il rischio della multa o, nei casi più gravi, dell'arresto.
Stando a un'indagine realizzata dall'Euripes per il ministero dell'Interno dell'aprile 2023, "in Italia, diversamente dagli Usa, non esiste una cultura delle armi, se non in ambienti particolari e minoritari". Il 44,8% degli italiani, infatti, ritiene un pericolo il possesso di armi da fuoco, il 19,2% ritiene che sia un diritto da riservare solo a categorie particolari esposte a rischi e il 18,4% pensa, invece, che rappresenti la possibilità per qualunque cittadino di difendersi dai malintenzionati. Chiamati a rispondere per se stessi, gli intervistati rivelano per la netta maggioranza una scarsa propensione ad acquistare un'arma per autodifesa: poco più di un intervistato su 4 (27,1%) afferma che lo farebbe, il 72,9%, al contrario, non lo farebbe. "I risultati - si legge nel dossier - confermano una diffusa resistenza culturale nel nostro Paese al possesso di armi, anche nell'ottica della difesa della propria persona e della propria famiglia da eventuali malintenzionati".
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