La parola genocidio "adesso viene
usata per parlare di qualunque cosa, di qualunque guerra, di
qualunque battaglia, di qualunque presa di posizione. Mentre io
l'ho conosciuta e per miracolo mi ha risparmiata". E'
intervenuta così nel dibattito in corso sul termine usato per
definire il conflitto a Gaza la senatrice a vita Liliana Segre,
che parlando con il Corriere della Sera a margine di una mostra
al memoriale della Shoah di Milano ha ribadito che quanto sta
accadendo nella Striscia "è una cosa talmente dolorosa che,
francamente, spero ogni giorno finisca".
Segre è intervenuta anche sulla discussione nata dopo
l'assegnazione dell'Oscar per il miglior film straniero a
Jonathan Glazer con 'La zona di interesse'. "Sarebbe stato
meglio intitolarlo 'la banalità del male' - ha detto la
senatrice -, perché è quel che riguarda quella famiglia nella
sua villetta civettuola. La vera zona di interesse è dove
stavamo noi, con quello che succedeva nei campi di sterminio: lì
dentro nessuno sapeva niente di quello che succedeva fuori. Non
escludo che il giorno in cui questo film dovesse passare su
Netflix mi possa venirestranamente la voglia di farmi male e me
lo possa vedere da
sola, nel segreto della mia camera. Ma a che pro? Nessun film -
ha concluso - può restituire quello che abbiamo vissuto. Neppure
Schindler's List c'è riuscito".
Sulla situazione di Gaza, Liliana Segre ha insistito infine
sul tema dei bambini: "A me interessa sempre salvarli, tutti.
Gli adulti fanno degli errori di cui le prime vittime sono
loro".
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