Non è stata impugnata in
Cassazione la sentenza di secondo grado per il giovane killer di
Chiara Gualzetti, assassinata a 15 anni il 27 giugno 2021 vicino
a casa a Monteveglio (Bologna). La condanna a 16 anni e quattro
mesi, confermata dalla sezione minorenni della Corte di appello
il 20 marzo di un anno fa, è dunque nel frattempo divenuta
definitiva.
Il ragazzo imputato, che due giorni fa ha compiuto 19 anni e
si trova in carcere, era accusato di omicidio aggravato da
premeditazione, futili motivi e minore età della vittima oltre
che del porto del coltello con cui Chiara venne colpita, prima
che l'amico infierisse anche con calci e pugni. Dopo l'omicidio
se ne andò, lasciando il cadavere abbandonato ai margini di un
bosco, nel parco dell'abbazia di Monteveglio. Il corpo venne
trovato dopo un giorno di ricerche e il ragazzo, fermato qualche
ora dopo dai carabinieri, confessò, dicendo di aver agito spinto
da un demone. In primo grado era stata disposta una perizia
psichiatrica che aveva concluso per la capacità di intendere e
di volere.
Nelle motivazioni di appello, la Corte aveva sottolineato
come il giovane killer non avesse mai mostrato pentimento, non
solo nei confronti della vittima, ma anche dei genitori di lei,
non riuscendo, anche a distanza di tempo, ad attribuirsi la
piena responsabilità. La colpa di quanto successo, ha continuato
a sostenere, è di quel "demone" che gli diceva cosa fare.
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