Servono 4 miliardi aggiuntivi per far
funzionare il mondo dell'istruzione, dalla scuola dell'infanzia
all'università (già oggi si spendono 4 miliardi l'anno), e
portare la scuola dell'obbligo a 18 anni: nell'anno scolastico
in corso sono stati oltre 250 mila i lavoratori precari tra il
personale docente e Ata; 87.803 sono stati i contratti stipulati
a tempo determinato su posto comune e 117.560 quelli sul
sostegno; 1 docente curriculare su 7 è precario mentre nel
sostegno è precario un docente su 2. E per quanto riguarda gli
Ata sono 22mila i contratti a termine fino al 31 agosto e 15
mila quelli fino al 30 giugno a cui si aggiungono 6800 incarichi
a tempo Pnrr e Agenda sud. Il quadro è stato delineato oggi
dalla Flc Cgil in una conferenza stampa in Senato in cui è stata
presentata la piattaforma 'Zero precarietà' per abbattere la
precarietà nella scuola, nelle università, nella ricerca e
migliorare l'intero sistema.
In particolare, per la scuola dell'infanzia la Flc Cgil
chiede una implementazione degli organici di 20mila unità, per
la scuola elementare di 33mila unità; per la scuola media il
sindacato chiede un potenziamento delle attività laboratoriali
nelle classi a 30 ore con compresenza nelle classi a tempo
prolungato e autorizzazione di ulteriori 750 percorsi a
indirizzo musicale, con un incremento di personale di 14mila
docenti.
Alle superiori, il sindacato - hanno spiegato il segretario
generale, Gianna Fracassi e la sindacalista Manuela Calza -
chiede l'eliminazione delle classi eccezionali, con un numero di
alunni superiore a 28 e una implementazione di 13 mila
professori.
All'università le cose non vanno meglio se è vero che la
metà del personale - come hanno denunciato la stessa Fracassi e
il sindacalista Pino Di Lullo - il 49% dei lavoratori sono
precari. "Chiediamo un piano ordinario di investimenti - ha
concluso Fracassi - i soldi si devono trovare, gli altri paesi
Ue li hanno trovati e in questo momento così cruciale la
formazione è fondamentale per il futuro del Paese mentre
vediamo, purtroppo, scarsa attenzione e consapevolezza da parte
del Parlamento suq questi temi".
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