L'uscita del Papa è stata "un'espressione colorita che può segnare finalmente un 'punto a capo' anche nell'uso di un linguaggio rispettoso verso tutti". É ciò che pensa don Stefano Guarinelli, 64 anni, sacerdote da 31. Psicologo clinico e psicoterapeuta, fa parte dell'équipe di consulenza psicologica del seminario arcivescovile di Milano ed è professore invitato alla pontificia università Gregoriana di Roma, dove insegna Aspetti psicologici dell'affettività e del celibato.
Con il termine "frociaggine" il Papa "non intendeva riferirsi a chiunque abbia un orientamento omosessuale, ma voleva piuttosto isolare le derive che in alcuni casi fanno parte dell'universo gay, come di quello etero: l'atteggiamento manipolatorio, la ricerca di relazioni non trasparenti e il pettegolezzo", dice don Stefano.
Nell'affrontare il tema di omosessualità e sacerdozio, il documento di riferimento è "Il dono della vocazione presbiterale", la Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, firmata da papa Francesco e pubblicata dal dicastero per il Clero nel 2016. L'articolo 199 ripropone un'istruzione dello stesso dicastero risalente al 2005, in cui si dispone di "non ammettere al seminario e agli ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay". Si tratta di termini che secondo don Stefano "scientificamente non hanno spessore" e in ogni caso si "riferiscono a casi limite, che difficilmente si riscontrano in chi oggi avverte la vocazione al sacerdozio".
Per questo "la consapevolezza di avere un orientamento omosessuale non è di per sé incompatibile con il presbiterato e non è una condizione impeditiva all'ordinazione", prosegue. Quando si parla di orientamento ci si riferisce "a un dato di superficie che non rappresenta l'individuo ed è troppo esile per qualificarlo". Ciò che conta è "il rispetto dell'alterità dell'altra persona, evitando la fusionalità narcisistica" che è "un'attitudine negativa possibilmente presente in tutti gli orientamenti sessuali". I seminari e le comunità propedeutiche che a volte precedono il cammino di formazione, sono composte da soli uomini. Vivere un percorso in un contesto unicamente maschile, per chi è attratto da persone dello stesso sesso rappresenta una sfida e richiede agli "educatori una delicatezza che però non impedisce di creare un ambiente sano e stimolante".
Identità di genere, orientamento, sessualità e affettività non sono argomenti scottanti per i preti del domani. Nel percorso formativo dei seminaristi sono lontani i tempi in cui ciò che era legato al sesso era ricondotto alla sfera del peccato e degli argomenti tabù. "La dimensione della sessualità e dell'affettività non viene repressa ma è affrontata insieme a docenti e formatori" chiarisce don Stefano.
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