"Nella riforma della giustizia messa
in campo dal governo di Giorgia Meloni, con tanto di separazione
delle carriere, non vedo nulla di positivo per i cittadini, anzi
c'è un deficit di garanzie, e il Csm uscirà depotenziato nel suo
tono costituzionale. La riforma non è emendabile, e la
magistratura tutta è unita nel contrastarla". Queste a grandi
linee le principali critiche al provvedimento espresse all'ANSA
dal segretario dell'Associazione nazionale magistrati, Salvatore
Casciaro, dopo che ieri, con l'approvazione della riforma da
parte del Cdm, il 'sindacato' delle toghe non ha escluso di
indire uno sciopero. A decidere le iniziative da mettere in
campo, spiega Casciaro, saranno però innanzi tutto le assemblee
distrettuali e poi il 15 giugno si riunirà il 'parlamentino'
dell'Anm che assumerà le conseguenti decisioni. La data cade una
settimana dopo le elezioni europee, ma Casciaro, a prescindere
dal passaggio elettorale, auspica che "vi possa essere un
ripensamento fondato sulla bontà nel merito delle nostre
critiche e osservazioni alla riforma che disegna un sistema che
intacca profondamente le garanzie di indipendenza della
magistratura, ed è anche complessivamente incoerente sul piano
ordinamentale ".
Quanto al punto critico più dolente, Casciaro rileva che "il
più evidente è quello della riforma del Csm che si vuole
depotenziare, perché togliere la materia disciplinare a un
organo autonomo di autogoverno significa anche indebolirne la
funzione di indirizzo sul piano comportamentale e deontologico.
Inoltre se ne depotenzia anche il ruolo costituzionale,
conseguenza del fatto che si farà del Csm un organo di
sorteggiati, di soggetti designati dal caso, ed è chiaro che
l'organo di autogoverno non sarà più composto dai più capaci ed
adatti, come avevano predisposto i padri costituenti".
Aggiunge Casciaro che questo è senz'altro "un intervento con
approccio punitivo: abbiamo tante magistrature, quella
contabile, quella amministrativa, ad esempio, ma questa riforma
si concentra su quella ordinaria; c'è da essere preoccupati in
prospettiva futura anche per le altre magistrature, dato che
hanno anch'esse un organo di autogoverno sul modello del Csm.
Per fortuna il loro assetto per ora non viene toccato. Ma è un
aspetto inquietante che si metta mano all'organo di autogoverno
della magistratura ordinaria".
Quanto alla separazione delle carriere di giudici e pm, ad
avviso di Casciaro, "il pm, se passa la riforma, avrà come
missione istituzionale quella del pubblico accusatore, e sarà
ripiegato in un ruolo riduttivo con un deficit di garanzie per i
cittadini, perché il pm non sarà più tenuto alla ricerca di
tutte le prove, comprese quelle a favore dell'imputato come
avviene adesso, ma solo quelle che sostengono l'accusa".
"In questa riforma - dice il segretario dell'Anm - non vedo
punti di luce, contrariamente a quello che dice la premier
Meloni, infatti non c'è alcun elemento che favorisca la
riduzione dei tempi dei processi o che migliori la qualità della
giurisdizione". "Su questo giudizio, e nella richiesta del
totale ritiro del provvedimento, c'è la totale compattezza della
magistratura ordinaria ma immagino una solidarietà più ampia
anche dalle altre magistrature e siamo fiduciosi che nel momento
in cui si aprirà un dibattito fuori dai tecnicismi, anche
l'opinione pubblica sarà in grado di cogliere e valutare in
maniera oggettiva i nostri argomenti. Confidiamo in questo",
conclude Casciaro.
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