Non passa, come era nelle previsioni dettate dai rapporti di forza nell'assemblea legislativa della Liguria, la mozione di sfiducia nei confronti di Giovanni Toti, il governatore ai domiciliari dal 7 maggio scorso perché accusato dei reati di corruzione e voto di scambio. Toti non c'è: da giorni il suo scranno in Consiglio è vuoto ma c'è la sua voce che risuona grazie al capogruppo della sua Lista Alessandro Bozzano.
E le parole del governatore sono un'invettiva nei confronti della sinistra che lo vuole sfiduciare. "Con una miopia politica con rari precedenti, oggi, con questa mozione di sfiducia, le opposizioni tentano una spallata politica che non solo non riuscirà nei numeri, ma conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, tutta la propria inadeguatezza a guidare questa Regione. Dopo un decennio di costanti sconfitte, politiche ed elettorali, la stessa classe dirigente della sinistra che ha saputo deludere i cittadini più di ogni altra, in una Regione dove fortissime erano le sue tradizioni, oggi intravede, grazie a una inchiesta della magistratura, la possibilità di recuperare un po' del terreno perduto".
I toni sono duri. E non solo quelli di Toti, ma anche e soprattutto quelli di tutto il centrosinistra. "Le dimissioni di Toti sono un atto politico necessario, l'inchiesta che ha colpito la Liguria decapitando la capacità amministrativa della Regione Liguria e del porto di Genova, ha dimostrato il fallimento politico e gestionale di cui il centrodestra è protagonista, una degenerazione politica e di etica pubblica che ha espropriato la democrazia", ha detto il capogruppo del Pd Luca Garibaldi, prendendo la parola all'inizio del Consiglio.
Il Pd firma la mozione di sfiducia con Lista Sansa, Cinque Stelle e Linea Condivisa. A ruota tutti i firmatari parlano. Sansa definisce il governatore "sovversivo": "Provo pena più che odio verso Toti. Qui non discutiamo di lui, ma di una cosa molto più grande che riguarda il nostro Paese, non solo la Liguria. Toti da accusato si è fatto vittima e poi martire, ora giudice. 'Le regole fanno male': è questo il messaggio. Le scorciatoie, la corruzione, gli intrallazzi persino con la mafia fanno migliore la Liguria, un modo di ragionare sovversivo".
Dal canto loro i pentastellati chiedono alla maggioranza di fare "un favore alla Liguria. Dimettetevi. Fate un favore a voi stessi: chiedete ai cittadini se vi vogliono ancora lì per un altro mandato, alla guida dell'ente".
La risposta del centrodestra è compatta, univoca. Non se ne parla nemmeno di sfiducia e tantomeno di dimissioni. "La Regione Liguria è in una situazione straordinaria - dice il governatore ad interim Alessandro Piana - ma abbiamo tutti i requisiti e le carte in regola per rimanere fino a fine mandato, salvo un'indicazione diversa da parte del presidente Toti". Che non arriva. Per il momento.
La discussione prosegue, e i toni diventano sempre più aspri, fino alla votazione finale: 18 i voti contrari (l'intero centrodestra) e 11 i favorevoli (Pd, Lista Sansa, M5S e Linea Condivisa). Finisce il Consiglio regionale dopo sei ore di discussioni, e finisce a palazzo di Giustizia l'audizione come persona informata dei fatti della Sovrintendente alle belle arti Cristina Bartolini che disse no alla tombatura di Calata Concenter voluta da Aldo Spinelli.
La lettera di Toti al Consiglio regionale
Poco dopo l'inizio dei lavori dell'assemblea il capogruppo della Lista Toti Alessandro Bozzano ha letto una lunga lettera inviata dal governatore al Consiglio regionale: "Con una miopia politica con rari precedenti, oggi, con questa mozione di sfiducia, le opposizioni tentano una spallata politica che non solo non riuscirà nei numeri, ma conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, tutta la propria inadeguatezza a guidare questa regione. Dopo un decennio di costanti sconfitte, politiche ed elettorali, la stessa classe dirigente della sinistra che ha saputo deludere i cittadini più di ogni altra, in una Regione dove fortissime erano le sue tradizioni, oggi intravede, grazie a una inchiesta della magistratura, la possibilità di recuperare un po' del terreno perduto".
"E lo fa - prosegue la lettera - sfruttando l'eco di una inchiesta che al momento è solo tale, senza rinvii a giudizio e tanto meno condanne. Infatti, non diremo una parola su questa neppure quello che potrei dire, imitando le opposizioni, sulle ombre lunghe che riguardano il Pd. Una mozione presentata di fretta, non sia mai che tutto si sgonfi. E qui sta il primo sintomo di debolezza politica. Perché nella vostra mozione non c'è nulla di politico, anzi, c'è il contrario. C'è una politica che anziché difendere le proprie prerogative, autonome e parallele a quelle degli altri poteri dello Stato, se ne fa megafono o ruota di scorta, nella speranza di raccogliere qualche briciola. Che delusione, per gli eredi di una tradizione che della centralità della politica aveva fatto la propria stella polare, ritrovarsi oggi a balbettare e ripetere quanto letto sui giornali circa un'inchiesta ancora tutta da verificare".
"Ci saremmo aspettati, anche da parte vostra, una orgogliosa volontà di portare avanti un mandato popolare che pure anche voi per sedere qui avete ricevuto - prosegue -. Ha purtroppo prevalso la volontà di screditare il vostro ruolo e quello del Consiglio di cui fate parte, chiamato da voi a un dibattito pregiudiziale che anticipa le stesse rilevanze istruttorie. Avete deciso di continuare sulla strada di una politica con la P minuscola, subalterna, pur di approfittare di questo presunto momento di debolezza, cercando di raggiungere un obiettivo che non ritenete raggiungibile con le vostre capacità e la vostra credibilità".
"Non vi preoccupate - prosegue la lettera di Toti - anche oggi, come facciamo ormai da nove anni, siamo qui per rimediare alle vostre incapacità, oggi più palesi che mai, di confrontarvi sui temi e sui progetti, non sui pregiudizi. E anche oggi vi dimostreremo che siamo in grado di assumerci, davanti agli elettori, le responsabilità che voi non siete stati in grado di fare proprie, e ci assumeremo le nostre responsabilità grazie all'impegno di questa maggioranza, della giunta e in particolare del presidente ad interim Alessandro Piana a cui va la mia grande riconoscenza per come sta portando avanti con grande impegno il grande lavoro iniziato insieme tanti anni fa".
"Oggi - afferma - con la vostra mozione arruffata e confusa, che mette tutto insieme, anche questo odio si comprende meglio: voi non odiate le opere e i progetti in quanto tali, voi li odiate in quanto unità di misura della vostra incapacità, passata e presente. Odiate quello che ricorda, e soprattutto ricorda agli elettori, la vostra mediocrità e inconcludenza.
Odiate ciò che testimonia la vostra incapacità di scegliere e agire - conclude -. Odiate cioè tutto ciò che richiama la vostra incapacità, che distingue la vostra impreparazione al Governo da chi invece sa assumersi questa responsabilità".
L'inchiesta
Ha parlato per un'ora e mezza Cristina Bartolini, la Soprintendete delle Belle arti di Genova, sentita in procura come persona informata dei fatti nell'inchiesta per corruzione che ha coinvolto tra gli altri il presidente ligure Giovanni Toti.
L'architetto è stata sentita per la vicenda del riempimento di Calata Concenter, l'area del porto da riempire con gli scarti degli scavi del tunnel subportuale e per creare una nuova area container di interesse di Aldo Spinelli. Bartolini aveva espresso le sue perplessità sul progetto perché c'era un vincolo del ministero. La Sovrintendente era stata anche intervistata e aveva sostenuto che "non aveva ricevuto comunicazioni o richieste da parte dell'autorità portuale sulla volontà di procedere al tombamento di Calata Concenter e, pertanto, che permaneva ancora la vincolante prescrizione del Mibac risalente al 2020".
Una prescrizione, scrivono i pubblici ministeri nelle carte dell'inchiesta che ha portato ai domiciliari il presidente della regione Liguria Giovanni Toti, che "era stata peraltro accolta e sottoscritta dallo stesso presidente deIl'AdSP Paolo Emilio Signorini".
Lo stesso Signorini ne parla con Spinelli "individuando nella Soprintendenza un ostacolo alla realizzazione del tombamento".
Il presidente dell'Autority ne parlò anche con il sindaco Marco Bucci spiegando che "era un problema da risolvere".
Dopo di lei, nei prossimi giorni, verranno ascoltate Annamaria Bonomo, ex avvocato dello Stato a Genova e consulente (a titolo gratuito) della struttura commissariale per la ricostruzione post Morandi guidata da Bucci e Lucia Cristina Tringali, dirigente e responsabile dell'anticorruzione interna di Autorità Portuale. Tutte, nel 2022 avevano espresso dubbi di legittimità sull'operazione.
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