Prima sentenza sul caso di Artem
Uss, l'imprenditore 41enne figlio dell'ex governatore di una
regione siberiana, vicino a Vladimir Putin, che doveva essere
estradato negli Usa e che il 22 marzo dello scorso anno, invece,
è riuscito a fuggire, mentre era ai domiciliari col braccialetto
elettronico a Basiglio, nel Milanese, e che ora si troverebbe in
Russia.
Oggi, infatti, davanti alla gip di Milano Anna Calabi hanno
patteggiato per il reato di "procurata evasione aggravata dalla
transnazionalità" Vladimir Jovancic, bosniaco di 51 anni detto
"Vlado il vecchio", e suo figlio Boris, 26 anni, che erano stati
arrestati nei mesi scorsi come componenti del "commando"
operativo che avrebbe aiutato Uss nella fuga. Il primo ha
patteggiato 3 anni ed è passato dal carcere ai domiciliari,
mentre il secondo, che era già ai domiciliari, 2 anni con pena
sospesa e gli è stata revocata la misura cautelare.
La giudice nella sentenza di patteggiamento, che ha
ratificato l'istanza concordata tra accusa e difesa, ha
evidenziato il contributo dei due arrestati nelle indagini,
coordinate dal pm Giovanni Tarzia e condotte dal Nucleo
investigativo dei carabinieri. Entrambi gli indagati, infatti, e
in particolare il padre, hanno reso interrogatori e
dichiarazioni negli ultimi mesi che hanno portato, poi, assieme
ad altri elementi, all'arresto poco più di dieci giorni fa del
russo Dmitry Chirakadze, 54 anni, residente in Svizzera,
aristocratico con legami con funzionari e oligarchi di Mosca,
che sarebbe stato il "coordinatore" del piano di
"esfiltrazione".
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