Incostituzionale il divieto di rilasciare nuove autorizzazioni per il servizio di noleggio con conducente (Ncc). E' quanto cristallizza la Consulta in una sentenza con cui ha dichiarato illegittimo l'articolo 10-bis, comma 6, del decreto-legge n. 135 del 2018.
Per la Corte il divieto dare l'ok a nuovi permessi sino alla piena operatività del registro informatico nazionale delle imprese titolari di licenza taxi e di autorizzazione Ncc ha consentito, per oltre cinque anni, "all'autorità amministrativa di alzare una barriera all'ingresso dei nuovi operatori", compromettendo gravemente "la possibilità di incrementare la già carente offerta degli autoservizi pubblici non di linea".
La sentenza, in via preliminare, ha chiarito che la recente adozione del decreto n. 203 del 2024 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che stabilisce la "piena operatività" del registro informatico a decorrere da centottanta giorni dalla sua pubblicazione, "non ha alcuna incidenza sul presente giudizio, dal momento che le censure sono state prospettate sulla disposizione legislativa" in ragione della sua "struttura", a prescindere dalle evenienze "di fatto" e dalle "circostanze contingenti" attinenti alla sua concreta applicazione. E ciò in quanto - spiega la Consulta - è proprio la configurazione della disposizione censurata che ha consentito all'autorità amministrativa di bloccare l'ingresso dei nuovi operatori nel mercato del Ncc semplicemente rinviando, "con il succedersi dei decreti (ovvero con la loro emanazione e la loro successiva sospensione), la piena operatività del registro informatico", come del resto ha dimostrato la concreta vicenda storica.
Per i giudici è "rimasta del tutto inascoltata - ha osservato la sentenza - la preoccupazione dell'Autorità garante delle concorrenza e del mercato (Agcm) volta a evidenziare che "l'ampliamento dell'offerta dei servizi pubblici non di linea risponde all'esigenza di far fronte ad una domanda elevata e ampiamente insoddisfatta, soprattutto nelle aree metropolitane, di regola caratterizzate da maggiore densità di traffico e dall'incapacità del trasporto pubblico di linea e del servizio taxi a coprire interamente i bisogni di mobilità della popolazione".
La norma censurata ha pertanto causato, in modo sproporzionato, "un grave pregiudizio all'interesse della cittadinanza e dell'intera collettività". Su quanto stabilito non nasconde la sua soddisfazione il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto.
"La Consulta - commenta - ha rigettato entrambe le impugnative di Palazzo Chigi contro le nostre due leggi regionali costruite con l'obiettivo di distribuire nuove licenze Ncc in Calabria per favorire la mobilità di cittadini e turisti". Per il segretario di +Europa, Riccardo Magi, la sentenza "smonta il muro alla concorrenza innalzato da chi si ostina a difendere la lobby dei tassisti" e "dà un altro colpo di piccone al muro anti concorrenza costruito in questi anni da praticamente tutti i partiti". Dal canto suo la società Uber afferma che la decisione "pone fine ad uno stallo durato oltre 6 anni e rimuove gli ostacoli all'endemica scarsità di servizi di trasporto non di linea nelle città italiane, dove la situazione è drammatica".
La federazione "MuoverSi'" che riunisce le principali associazioni del settore chiede alla premier Meloni di "convocare rapidamente un tavolo di concertazione per una nuova legge quadro sul trasporto pubblico non di linea".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA