"Filippo ha avuto un'escalation nel suo modo di comportarsi. È passato da fidanzato affettuoso a stalker a omicida. In questo suo percorso non ha avuto modo di capire che stava facendo male a se stesso per primo. Il processo di cambiamento è partito da lui, Giulia non lo sapeva fino all'ultimo giorno. Nelle nostre conversazioni io parlavo con Giulia e premevo perché lei chiudesse anche il rapporto di amicizia. Perché so come i maschi si comportano se hanno la possibilità di vedere la porta aperta, di continuare la relazione. Lei mi diceva 'papà Filippo non farebbe male a nessuno'".
Lo ha detto Gino Cecchettin alla presentazione della campagna di sensibilizzazione"#nessunascusa" in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, alla Luiss, a Roma.
Per Cecchettin "non abbiamo la percezione dell'escalation di questo problema che è radicato. La vita non finisce con un no, questo è un valore fondamentale che dovremmo dare, la vita ti pone sempre una scelta". E ha poi raccontato: "per mesi ho sognato che arrivavo a Fossò dove Giulia ha sperimentato quello che sappiamo, la caricavo in macchina e la salvavo. In quei momenti pensavo a cosa scatenava questo".
"Io cerco sempre di empatizzare con tutti anche con chi mi ha creato dolore perché da papà ti dai tante colpe, pensi di non aver fatto abbastanza", ha spiegato. E ha concluso: "abbiamo parlato di pene, di legislazioni ma quando si arriva a commettere un atto del genere, l'essere umano non arriva a pensare a tanto, ha già deciso il suo comportamento indipendentemente da quello che sarà il suo futuro, come un corto circuito che viene generato da un processo che c'è a monte. Noi dobbiamo fermare processo a monte".
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