Sono cadute tutte le accuse nel
processo a Bologna su una gara di appalto del 2019, annullata
dal Consiglio di Stato per un conflitto di interessi legato al
rapporto di parentela tra il direttore della struttura che aveva
messo a punto il bando e il presidente della coop vincitrice,
suo cognato: dei sette imputati, per due il Gup Alberto Ziroldi
ha dichiarato l'improcedibilità, quattro sono stati assolti nel
rito abbreviato e una è stata prosciolta in udienza preliminare.
Erano coinvolti Marco Storchi, all'epoca direttore della
struttura di servizi di supporto alla persona dell'azienda
ospedaliera universitaria Sant'Orsola Malpighi e il cognato
Roberto Olivi, in qualità di presidente del Cda di Coopservice e
Servizi Italia, il raggruppamento di imprese che nel gennaio
2019 si aggiudicò la gara da 123 milioni per i servizi
integrati: per i due, difesi dagli avvocati Roberto Sutich e
Gino Bottiglioni, il gup ha deciso l'improcedibilità dal momento
che, inizialmente archiviati per l'accusa di abuso di ufficio, a
loro carico furono riavviate indagini senza istanza formale di
riapertura.
Sono stati assolti i commissari Diego Lauritano, Nazzareno
Manoni e Luisa Capasso, ex responsabile servizio anticorruzione
del Sant'Orsola, tutti e tre assistiti dall'avvocato Gianluca
Malavasi e Davide Fornaciari, chiamato a rispondere nella
qualità di direttore amministrativo Aosp, assistito
dall'avvocato Roberto Mariani. Rosanna Campa, responsabile unico
del procedimento per l'Asl e difesa dall'avvocato Giulia Tigani,
ha scelto il rito ordinario ed è stata prosciolta.
Secondo l'accusa (Pm Augusto Borghini) la gara venne turbata
da una intesa per omettere o comunque tacere l'esistenza della
causa di incompatibilità. L'indagine nacque da un esposto di
Rekeep, finita terza nella gara.
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