Nessun sabotaggio, nessun ordigno per spiegare l'esplosione di Calenzano (Firenze), non sono state trovate tracce di esplosivo. La procura di Prato nei primi accertamenti si è tolta subito questo dubbio incaricando due periti esplosivisti che hanno svolto rilievi. E' invece cosa certa per gli inquirenti che nel deposito fosse in corso una manutenzione straordinaria dove decine di autobotti caricano tutti i giorni carburanti e prodotti petroliferi ad alto rischio di infiammabilità ed esplosione.
Si indaga per omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni e 'rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro'. Ci potrebbero esser state presunte inadempienze, è l'ipotesi investigativa, nella manutenzione straordinaria alle pensiline, in particolare la numero 5 e 6.
Agli inquirenti risulta un guasto che causava un malfunzionamento a una linea dismessa da anni, nelle condotte di collegamento tra i silos di stoccaggio, nella parte terminale della linea di carico per le autobotti. E' su questa avaria e sulle modalità dei lavori in corso, nonché sulle condizioni di sicurezza in cui i tecnici operavano, mentre gli autisti rifornivano i camion, che puntano le ricostruzioni per trovare la causa dello scoppio che il 9 dicembre ha fatto 5 vittime e 26 feriti di cui due ustionati gravi.
Due mesi fa Vincenzo Martinelli, camionista morto nell'esplosione insieme ai colleghi Carmelo Corso e Davide Baronti, avrebbe messo in evidenza "continue anomalie sulla base di carico" in una lettera alla sua azienda Bt per contestare un procedimento disciplinare a suo carico sul rifiuto di finire un viaggio. Al momento non emergono indagati dalla procura di Prato che ha ordinato acquisizioni di documenti, e-mail, corrispondenza, chat, sia in più sedi dell'Eni - non solo nel deposito di Calenzano -, sia alla Sergen srl di Potenza, la ditta specializzata in manutenzioni meccaniche. La stessa Sergen ha espresso "profondo cordoglio per la morte dei due lavoratori lucani, Franco Cirelli e Gerardo Pepe" e per le altre vittime, e ha sottolineato che "ha prestato e presterà collaborazione all'Autorità giudiziaria".
Alla procura risulta che la ditta eseguiva lavori di manutenzione proprio vicino all'area di carico del carburante per rimuovere alcune valvole e tronchetti e per mettere in sicurezza "una linea benzina dismessa da anni", dunque, afferma nel decreto di perquisizione, in quell'area "sarebbe avvenuta una fuoriuscita di carburante nella parte anteriore della pensilina di carico ... in qualche modo dovuta alla chiara inosservanza delle rigide procedure previste".
"Le conseguenze di tale scellerata condotta non potevano non essere note o valutate dal personale in loco", chiosano gli inquirenti, "l'incidente ha provocato un disastro, diversi morti e infortuni". Si è salvato per un soffio un operatore che ha notato un'anomalia nell'area pensiline di carico dando l'allarme pochi istanti prima dell'esplosione. Si è allontanato per un pelo e si è messo in salvo la vita in imminente stato di pericolo. Il deposito di Calenzano è sotto sequestro, tutte le attività sono ferme e lo resteranno per il tempo necessario. Eni ha chiesto alla procura di intervenire per smaltire acque potenzialmente inquinanti, tuttavia tutta l'attività di approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione dei carburanti "deve restare ferma" fino a nuova indicazione. La procura ha affidato perizie a tre medici legali per le autopsie sulla causa della morte. Un'altra a due genetisti forensi per i confronti di Dna e il rilievo delle impronte digitali sui resti delle vittime. I carabinieri proseguono nella raccolta delle testimonianze di superstiti che la mattina del 9 dicembre erano nel deposito.
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