"Ad ogni forma di repressione risponderemo con la lotta" è lo slogan con cui è stato indetto per sabato pomeriggio alle 15.30 un presidio di protesta davanti alla questura di Brescia dopo le polemiche seguite alla denuncia di una attivista di Extinction Rebellion sul fatto che ad alcune manifestanti portate in questura sia stato chiesto di fare piegamenti senza biancheria intima.
L'appuntamento è stato organizzato dal centro autogestito Magazzino 47, dal collettivo Onda studentesca e dall'associazione Diritti per tutti e l'invito è stato postato anche da Extinction Rebellion.
Si tratta di "un presidio di denuncia - hanno spiegato dall'associazione Diritti per tutti - contro gli abusi della polizia e in solidarietà" agli attivisti. "Insieme - hanno aggiunto - rispondiamo all'avanzata autoritaria del governo, fermiamo il ddl repressione".
Il precedente a Bologna
Per un episodio simile a quello segnalato ieri a Brescia da Extinction Rebellion, con una attivista che ha denunciato presunti abusi subiti in Questura durante una perquisizione, il 9 luglio, al termine dell'indagine la Procura di Bologna ha chiesto l'archiviazione. Lo riportano le pagine locali di Repubblica. La denuncia riguardava quanto successo nel giorno delle manifestazioni contro il G7 Scienza che allora si svolgeva in città.
La giovane donna era stata fermata nel corso della protesta durante la quale gli attivisti avevano esposto uno striscione sulla Torre dell'Orologio. Aveva denunciato che, portata in Questura, era stata fatta spogliare e piegare in un bagno sporco. La pm Francesca Rago ha concluso che la poliziotta, indagata per perquisizione arbitraria, non era a conoscenza dei motivi per cui l'attivista era stata portata in Questura e ha svolto gli atti con le modalità previste, senza eccedere i limiti delle proprie attribuzioni. Alla luce di quanto descritto dalla stessa giovane, secondo la Procura, non ci sarebbero stati neppure comportamenti lesivi della dignità o del pudore della persona perquisita.
Contro la richiesta di archiviazione presenterà opposizione il difensore dell'attivista, avvocato Ettore Grenci, chiedendo al Gip di disporre l'imputazione coatta. "Le cose non sono andate per come raccontate. Tra l'altro non si capisce - dice il legale al quotidiano - per quale ragione, per cercare dei volantini, una persona debba essere costretta a denudarsi. La Procura sostiene che la poliziotta non aveva avuto indicazioni su cosa cercare, tuttavia ci sono testimonianze del fatto che le era stato ordinato di cercare materiale di propaganda e non altro".
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