Non era mai stato così circostanziato nelle accuse, invece oggi Sergio Resinovich non soltanto è tornato a suggerire di indagare su Sebastiano Visintin e familiari e persone che gli sono vicini, ma per la prima volta si è concentrato sul tipo di movente parlando non di generico omicidio per sua sorella, Liliana Resinovich, ma di femminicidio con un movente non solo economico ma anche di volontà di 'controllo'.
Deve averci pensato bene Sergio Resinovich, che in una intervista all'ANSA si è espresso con precisione e oculatezza.
Già due anni fa circa aveva depositato in procura un atto in cui chiedeva che le indagini si estendessero a Sebastiano Visintin, il marito di Liliana. Oggi, però c'è qualcosa di nuovo: la perizia medico-legale di Cristina Cattaneo e altri esperti ha cancellato l'ipotesi del suicidio per sostituirla con il reato di omicidio.
E le accuse del fratello di Liliana acquisiscono dunque nuovo spessore. "Sono sicuro che si sia trattato di un vigliacco e brutale femminicidio - ha puntualizzato - e credo che occorra fare indagini sul mio ex cognato Sebastiano Visintin". Il movente sarebbe molto semplice: "Non voleva perdere il controllo su di lei né la stabilità economica che il rapporto comportava".
e discende che "bisognerebbe indagare anche sui rapporti con il figlio di Visintin, sua moglie e la cerchia dei loro amici". Liliana era scomparsa il 14 dicembre 2021 e fu trovata, morta, il 5 gennaio 2022 nel parco di San Giovanni. Sergio riepiloga vari episodi, elementi sui quali chiede si indaghi: "Sebastiano due giorni dopo la scomparsa di Liliana dice ad alcuni amici che si era suicidata, eppure si indagava per allontanamento volontario", poi "disse che lui aveva un alibi ma nessuno era stato accusato", e così via. Anche far ritrovare il corpo rientra in un piano? "Solo lui aveva convenienza perché così entrava in possesso dell'eredità, di cui un terzo è stato dato a me, e rientrava anche nella reversibilità della pensione. Tre giorni dopo la scomparsa di Liliana - prosegue Sergio - mi chiamò nel suo laboratorio e mi disse 'ho 560 euro di pensione, non posso riuscire a vivere'. Avrebbe perso il suo modus vivendi di saune, pranzi e quant'altro".
"Non so se è stato lui materialmente, se qualcuno gli ha dato un appoggio ... credo che Sebastiano abbia tentato di sviare i sospetti da chi era vicino a lui", prosegue ancora. Parla di "femminicidio causato con odio" benché si tratti di una "valutazione personale". E tuttavia, "sono pronto a difendere la mia iniziativa davanti a tutti e non mi fermerò davanti a nulla. Voglio sapere chi è il colpevole. Possono indagare su di me, sulla mia famiglia, su chi è stato vicino a mia sorella, ma indaghino anche sul figlio del mio ex cognato, sulla moglie del figlio e sugli amici di Sebastiano. Possono verificare quali fossero i rapporti economici tra me e Liliana, ma si verifichino anche quelli tra lei e Visintin e gli amici di Visintin". Resinovich ha ricordato l'episodio di "20mila euro in contanti visti a casa di Liliana e di Visintin e che oggi mancano all'appello". Un litigio sfociato in un omicidio involontario? "Non so, va valutato, potrebbe essere anche premeditato ma non ho certezze".
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