"Grazie a Dio l'ho conosciuta quando era divina, la Laura nazionale, amata da tutti gli italiani, me compreso", racconta in un'intervista all'ANSA Michele Placido che con la Antonelli girò Mio Dio come sono caduta in basso nel '74 diretti da Luigi Comencini. "In quegli anni - prosegue Placido - esprimeva una vitalità, una bellezza, un'energia e un erotismo che facevano sognare. Di lei ho un ricordo bellissimo: era solare, simpatica e molto intrigante. Durante le riprese di Mio Dio come sono caduta in basso, che era un film in costume, con atmosfere dannunziane, nella scena un po' osé, quella famosa del pagliaro, ero davvero emozionato nel doverle slacciare un corsetto che mi tagliai un dito, ho ancora la cicatrice, e uscì del sangue. Mi ricordo ancora, Comencini mi fece proseguire la scena per cogliere le mie espressioni".
Placido però racconta anche la fragilità dell'attrice: "Già allora, aveva poco più di 30 anni, era fissata con le rughe.
Durante le riprese alle 18 si faceva preparare la cena, spesso un brodino, e andava a dormire perché l'indomani non voleva segni di stanchezza sul viso. Ecco, credo che prima di tutto, in questi suoi anni bui, ci sia stato il fatto di non accettare il tempo che passa. E poi - aggiunge - si fidava troppo delle persone, è stata manipolata da tanti uomini che hanno approfittato di lei. Il cinema le ha dato tanto, ma allo stesso tempo l'ha strangolata in un cliché di bellezza che non ha saputo superare".
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