"Sarà deluso chi pensa di vedere in Dogman scene splatter e violenza, anzi gli consiglio caldamente di non andarci. Il mio film prende solo spunto da un lontano fatto di cronaca e se ne libera subito". Matteo Garrone, al Festival di Cannes insieme al cast Edoardo Pesce e Marcello Fonte, ribadisce questa cosa più volte quasi a prendere chiaramente le distanze dalla vicenda che 1988 vide Pietro De Negri, tolettatore della Magliana, attrarre Ricci, suo complice di piccoli delitti ma anche persecutore seriale, nel proprio negozio per poi ucciderlo brutalmente. Anzi, ci tiene a dire il regista de L'imbalsamatore e Gomorra, "È stata proprio la violenza a rendere così lunga la gestazione di questo film, mi bloccava. E poi del debole che si ribella ci sono tanti esempi , basti pensare a un Borghese piccolo piccolo o a Cane di paglia. Quello che volevo invece era raccontare un personaggio che, per la sua dolcezza, non si trasforma mai in mostro, resta umano. Pensavo a figure come Buster Keaton e Chaplin".
Ma questa lunga gestazione, spiega il regista in corsa alla Palma d'oro per l'Italia con Dogman in sala in 370 con 01 e un divieto ai 14 anni "mi è servita a raccontare meglio il rapporto di Marcello (Fonte) con la figlia. Ora che sono padre queste cose le capisco meglio".
Ma all'incontro stampa si percepisce chiaramente che a smuovere davvero questa opera, scritta e riscritta, è stato l'incontro con lo straordinario Marcello Fonte, uno che dice di sé: "vengo dalle grotte calabresi, da ragazzo non sapevo neppure cosa fosse un cinema". Attore per caso Fonte, custode di un teatro, il Forte Apache di Roma dove sono in programmazione spettacoli di ex detenuti, si ritrova a sostituire un attore "Perché - dice con la sua voce nasale e timida - ero quello che sapeva tutte le battute avendo assistito tante volte alle prove".
E ancora sulla violenza nel film, sottolinea Garrone: "Casomai, più che la violenza è la sudditanza psicologica che lega questi due personaggi, un tema che, riconosco, tendo a riproporre anche se in maniera inconscia. Marcello - aggiunge - per me incarna il volto di un'Italia che sta scomparendo, un personaggio che vuole essere amato da tutti, un uomo pieno di luci e ombre, un Buster Keaton moderno". Dice, infine, sulla sua preparazione per interpretare l'energumeno Simoncino Edoardo Pesce: "C'è stato ovviamente un approccio fisico al personaggio con una preparazione fatta di tanta palestra e, solo dopo, un grosso lavoro di sottrazione''.
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