di Silvia Lambertucci
Elegante e leggero, stupefacente per
la complessità e la raffinatezza dei decori in stagno e bronzo,
incredibile nella sua completezza, con le tracce dei cuscini,
delle funi per reggere le corone di fiori, persino le impronte
di due spighe di grano lasciate su un sedile. A Pompei, gli
scavi della villa di Civita Giuliana non finiscono di stupire e
restituiscono uno straordinario carro da parata, dipinto di
rosso e rivestito da decorazioni a tema erotico, destinato
forse al culto di Cerere e Venere o più probabilmente ad
un'aristocratica cerimonia di nozze. "Per l'Italia un
unicum-anticipa all'ANSA Massimo Osanna, direttore uscente del
Parco Archeologico e responsabile scientifico dello scavo - una
scoperta di grandissima importanza per l'avanzamento della
conoscenza del mondo antico". Applaude il ministro della
cultura Dario Franceschini, che parla di una scoperta di "Una
scoperta di grande valore scientifico".
Potrebbe trattarsi, spiega Osanna, di un Pilentum, ovvero
quello che le fonti antiche descrivono come un carro
cerimoniale, un veicolo usato solo dalle élites e soltanto in
contesti cerimoniali. "Uno così in Italia non si era mai visto.
Il confronto si può fare unicamente con una serie di carri
ritrovati quindici anni fa in una tomba della Tracia, nella
Grecia settentrionale al confine con la Bulgaria", dice Osanna.
Uno in particolare di questi carri traci, precisa, "assomiglia
molto al nostro, ma non è decorato". I pilenta, citati da
Claudiano e altri, potevano appunto essere dipinti in azzurro o
in rosso, come nel caso del reperto pompeiano. Riservati alle
classi più abbienti, servivano per i culti religiosi, ma erano
un po' come un'automobile di alta rappresentanza.
Il ritrovamento di questi giorni riapre quindi il mistero sui
proprietari di questa grande villa costruita alle porte della
città antica che oggi si sta riportando alla luce anche per
fermare lo scempio dei tombaroli, che negli anni passati attorno
a queste stanze hanno scavato cunicoli e cunicoli depredando e
distruggendo. E che finalmente sono sotto processo, seppure
ancora a piede libero (La casa di uno degli accusati si trova
proprio sul terreno nel quale si sta scavando) grazie alle
indagini ancora in corso da parte della Procura di Torre
Annunziata, guidata da Nunzio Fragliasso.
"Una villa molto grande e particolarmente preziosa per le
indagini storiche, perché a differenza di tante altre che erano
state svuotate dalle ristrutturazioni seguite al terremoto del
62 d. C., nei giorni dell'eruzione era ancora abitata", ricorda
Osanna. Si tratta, per intenderci, della stessa dimora nella
quale qualche mese fa sono stati ritrovati i resti di due
uomini, forse un signore con il suo schiavo, che gli archeologi
del Parco hanno ricostruito con la tecnica dei calchi. E proprio
qui, in una stalla a pochi passi dal portico che alloggiava il
carro, sono venuti alla luce nel 2018 i resti di tre cavalli,
uno dei quali sontuosamente bardato, pronto, sembrava, per
mettersi in cammino. Senza parlare dell'affresco con graffito il
nome della piccola Mummia, forse una bimba di casa, emerso su un
altro muro, sempre a poca distanza.
Il ritrovamento del carro appare quindi come una nuova,
preziosa tessera nel complicato puzzle di questa storia. Tanto
più che non doveva essere nemmeno l'unico, perché nel processo
attualmente in corso un testimone ha menzionato la presenza di
un altro carro anche questo con ricche decorazioni, finito
purtroppo nelle mani dei predoni e poi sparito. L'interrogativo
però rimane: a cosa serviva questo pilentum decorato e
scintillante come un gioiello? Chi erano davvero i ricchi
padroni di questa tenuta che con le sue favolose terrazze
arrivava fino al mare? "Sulla cenere indurita rimossa da uno dei
due sedili abbiamo trovato impronte di spighe di grano", rivela
Osanna. Un particolare, chiarisce, che potrebbe far pensare al
culto di Cerere, che a Pompei veniva onorata insieme a Venere, e
quindi "alla presenza nella villa di una sacerdotessa di questi
culti". Ma non solo. Perché più semplicemente, dice, potrebbe
trattarsi di un augurio di fertilità: "Le spighe sul sedile
potrebbero essere l'indizio di un matrimonio celebrato da poco
o che era pronto per essere celebrato." Il mistero su chi
fossero i padroni di casa, insomma rimane. Sebbene a sostegno
della seconda ipotesi, ovvero quella delle nozze imminenti o
appena celebrate, sembra spingere in qualche modo anche la
natura decisamente erotica delle raffinate decorazioni in
stagno applicate sul supporto di bronzo per ornare il retro e le
fiancate del carro: una serie di amorini e di coppie di satiri e
ninfe impegnate in appassionati amplessi. Saranno i restauri,
già avviati nel laboratorio del Parco, e gli studi, certo, a
chiarire di più. Ma intanto, conclude Osanna, "visto che le
fonti antiche alludono all'uso del pilentum da parte di
sacerdotesse e signore, non si esclude che potesse trattarsi di
un carro usato per condurre la sposa nel nuovo focolare
domestico".
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