"L'attacco all'Ucraina è un attacco all'intera umanità" scandisce in un video postato su Instagram l'artista slava Marina Abramovich."Non si può lavorare per un assassino" scriveva ieri da Mosca Elena Kovalskaya la coraggiosa direttrice del teatro statale annunciando le sue dimissioni.
"Ora nessuno taccia", pregava due giorni fa la direttrice d'orchestra ucraina Oksana Lyniv. Non solo monumenti illuminati in giallo e blu, i colori della bandiera vittima dell'aggressione russa. Nei giorni più bui della guerra, con il sibilo dei missili e l'urlo delle bombe che squarciano il cielo di Kiev, cresce la voce della cultura a favore della pace, appelli dei singoli che di ora in ora e proprio a partire dall'Italia stanno diventando un fiume impetuoso di solidarietà alle vittime, l'urlo dell'arte di tutti i colori contro l'orrore degli spari e dei morti.
L'Ucraina sotto attacco annuncia la chiusura dei suoi musei, a Kiev nel Museo Nazionale di storia dell'Ucraina i dipendenti ieri hanno lavorato oltre 12 ore per mettere in salvo i reperti più preziosi negli scantinati dell'edificio. "Dobbiamo proteggere le opere d'arte di artisti importanti per la nostra storia europea condivisa e la storia dell'Ucraina: opere di Kazimir Malevich, Vasyl Yermylov, Alexander Bogomazov, e Anatol Petrytsky, e Viktor Zaretsky, per citarne solo alcuni", scrive chiedendo aiuti e solidarietà la direttrice Olesia Ostrovska-Liuta che sempre a Kiev gestisce l'Arsenale, uno dei più grandi musei d'arte d'Europa, "Noi teniamo duro ma mentre scrivo qui cadono le bombe, molti dei miei colleghi sono rifugiati negli scantinati". Mentre a Odessa sul mar Nero lo straordinario museo dell'arte orientale e occidentale con la sua magnificente collezione d'arte europea ha circondato l'edificio di filo spinato e sta cercando di mettere in salvo almeno le tele più preziose. La guerra di queste ore ha fatto sfumare anche la partecipazione dell'Ucraina alla Biennale d'Arte di Venezia, al via da maggio, non ci sono più le condizioni per continuare ad allestire il Padiglione nazionale.
Quanto alla Russia chissà, per il momento su questo la Biennale e l'Italia non prendono posizioni, non sono partiti gli aut aut in diplomazia da sempre il canale della cultura rimane aperto fino all'ultimo. E tuttavia la valanga di solidarietà all'Ucraina e alle sue vittime umane avanza, l'onda d'urto dell'arte contro la guerra, è un fenomeno multicolore che cresce senza sosta. C'è la campagna lanciata dal ministero della cultura con gli hashtag #cultureunitestheworld e #museumsagainstwar, che fa proseliti nei siti archeologici e nei musei, da Paestum all'Archeologico di Venezia, dagli Uffizi al Vittoriano, dalla Galleria Borghese alla Reggia di Caserta, ed è tutto un tripudio di colombe, ramoscelli d'ulivo, amuleti, abbracci. Ma anche nei tantissimi archivi e nelle biblioteche, come l'archivio di Stato di Napoli che posta il manifesto dell'Assemblea Mondiale della Pace che si è tenuta ad Helsinki nel 1955. O la biblioteca di Brera che offre online la sua collezione di libri ai bambini dell'Ucraina. A Roma il Maxxi annuncia che devolverà tutti gli incassi nei giorni di massimo afflusso del pubblico, domenica 27 febbraio e poi domenica 6 marzo, al fondo constituito da UNHCR Unicef e Crocer Rossa per l'emergenza umanitaria in Ucraina. Lo slogan arriva dritto dritto dalla Costituzione, "l'Italia ripudia la guerra". Il mondo dell'arte, in Italia e non solo, lavora per la pace.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA