/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Alain Delon, il seduttore sempre sedotto

Alain Delon, il seduttore sempre sedotto

Da Romy Schneider a Hiromi, le donne ne hanno scandito carriera

ROMA, 18 agosto 2024, 15:38

di Giorgio Gosetti

ANSACheck
Romy Schneider e Alain Delon in una foto di scena del film di Jacques Deray "La piscina" del 1969 - RIPRODUZIONE RISERVATA

Romy Schneider e Alain Delon in una foto di scena del film di Jacques Deray "La piscina" del 1969 - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Se la bellezza è un passaporto per la notorietà, non basta certo a rendere immortale un attore. Con la sua bellezza, prima sfolgorante e sfrontata, poi segnata e affascinante, infine sdrucita e imbarazzata, Alain Delon ha convissuto tutta la vita come un Dorian Gray costretto dal successo a specchiarsi, ma incapace di resistere alla seduzione, alla passione, al desiderio tragico di piacere e di piacersi. In vita, quello che il presidente Macron ha definito "un monumento della Francia", l'irresistibile Tancredi de "Il Gattopardo", non ha mai autorizzato una sua biografia, anche per stendere un velo pietoso sulla sua irrequietezza sentimentale; ma le donne hanno scandito la sua carriera e la sua vita, spesso oggetto narcisistico del desiderio, sempre passioni costanti da un set all'altro.


    Quando ritorna giovanissimo a Parigi dopo il servizio militare in Indocina, il poco più che ventenne Delon vive come un senzatetto nella Parigi bohemienne degli anni '50. Lui stesso ha ammesso che a salvarlo da un vagabondaggio di eccessi e cattive compagnie fu una donna, la giovane attrice Brigitte Auber (la ricordiamo per ruoli di successo come "Sotto il cielo di Parigi", ma anche "Caccia al ladro" di Hitchcock) che gli offre un tetto, una calda passione e un nuovo giro di compagnie tra cui il collega Maurice Ronet e il grande pigmalione Jean-Claude Brialy. Lei ha dieci anni di più, lui non ne può più di lavoretti saltuari e di nottate brave in cerca di soldi e di compagnia.

Quello del 1956 sarà un breve incontro perché Delon accetterà l'invito di Brialy per scendere al sole della Costa Azzurra (al festival di Cannes) per poi sbarcare a Roma, teatro della dolce vita di quell'epoca. Tornato a Parigi nel 1958, quel ragazzo dal sorriso ingenuo e dagli occhi di ghiaccio viene ingaggiato dai fratelli Allegret per i primi ruoli sullo schermo e il produttore Serge Silberman (in società con Angelo Rizzoli) lo sceglie per fare da coprotagonista all'attrice più in voga del momento, Romy Schneider, in "Christine" da un testo di Schnitzler.

 

Non è amore a prima vista, ma già al termine delle riprese in Austria, i due non si lasciano più e Romy lo segue in Francia, diventando in breve una diva adottata dalla Parigi della Nouvelle Vague. Per Delon è il grande amore della vita anche se durerà appena sei anni come ricorda lui stesso nella straziante lettera scritta nel 1982, il giorno dopo la morte della Schneider. Un amore bellissimo e turbolento, giacché già nel '62 si affaccia sulla scena la cantante Nico che darà a Delon un primo figlio, mai riconosciuto. Sarà poi la volta di Dalida - in quel momento regina della canzone francese - con cui nasce una relazione segreta e bruciante, poi trasformata in grande amicizia, proprio come nel caso di Romy Schneider.


    Nel 1964 Alain Delon "mette la testa a posto" - come si diceva una volta - e sposa Nathalie (al secolo Francine Canovas), con cui dividerà il set in "Le samourai - Frank Costello" di Jean-Pierre Melville e che metterà al mondo il figlio prediletto, poi detestato, poi ritrovato in tarda età, Anthony.


    Anche questo matrimonio non placa il desiderio di essere amato, sedotto, cercato, dell'interprete di memorabili successi come "Borsalino" o "La piscina": prima di sposare Nathalie ha diviso la stanza da letto con Marisa Mell, dopo il divorzio (nel 1968) incontra Mireille Darc su set di "Addio Jeff". Non si sono mai sposati ma si può dire che il più lungo sodalizio amoroso del divo, ormai incontrastato, è proprio quello con lei, durato 15 anni pur punteggiato da clamorosi tradimenti: con Sylva Kristel, Sydne Rome, Dalila Di Lazzaro (per restare alle storie note e spettacolarizzate dalla stampa scandalistica).

Nel 1982 Delon si lascia sedurre - l'espressione non è involontaria perché come molti maschi della sua generazione Delon si propone come vittima consenziente dell'amore e quasi sempre viene lasciato, anziché decidere lui il termine delle sue storie - da Anne Parillaud, altra attrice incontrata sul set, e poi da Catherine Pironi.


    La svolta successiva coincide con la piena maturità: nel 1987 incontra la modella e giornalista olandese Rosalie van Breemen, più giovane di una trentina d'anni, va a vivere con lei, si regala due figli (Anouchka e Alain Fabien) e resiste fino al 2001, quando si rinchiude nella solitudine della vecchiaia.


    Nella sua tenuta di Douchy (alta Loira), insieme ai suoi cani e alle ombre della vita, a fargli compagnia, un po' governante, un po' badante, è la giapponese Hiromi che i figli accuseranno di plagio. E' una delle pagine più dolorose nella vita dell'attore: alla fine sarà lui, questa volta, ad allontanarla, trovando la forza di affermare, in una faticosa intervista dopo l'ictus del 2019, "non la sopporto più, via via, la voglio scacciare!".
    "Gli interpreti - ha detto Alain Delon - passano la vita a studiare i loro ruoli; i veri attori li vivono perché in scena portano se stessi. Questo sono stato io". E questo è anche il destino sentimentale che lo ha sempre accompagnato: lasciarsi vivere, lasciarsi sedurre, lasciarsi amare. Del resto, in un sussulto di rara autoironia, concludeva la sua apparizione in "Asterix alle Olimpiadi" del 2008 con un saluto che di lui dice tutto: "Ave Me". 
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza