"Ricostruire l'universo
rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente". Così scrivevano
nel 1915 Giacomo Balla (1871 - 1958) e Fortunato Depero (1892 -
1960) nel loro Manifesto per la ricostruzione futurista. "Daremo
scheletro e carne all'invisibile - annunciavano -
all'impalpabile, all'imponderabile, all'impercettibile.
Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di
tutti gli elementi dell'universo, poi li combineremo insieme,
secondo i capricci della nostra ispirazione, per formare dei
complessi plastici che metteremo in moto". Di lì in poi, Depero
con la produzione di arazzi e cuscini creò uno spazio per
realizzare oggetti d'arte, mobili, giocattoli. Balla, cominciò a
cambiare l'universo partendo da casa sua, appartamento di
edilizia popolare, in via Oslavia 39 B, nel quartiere Prati a
Roma.
Casa Balla divenne così la sua tela e materia, incarnazione
dell'estro geniale di un artista totale. Uno scrigno che dopo
più di vent'anni di silenzio, in primavera aprirà per la prima
volta le sue porte al pubblico, grazie al grande progetto "Casa
Balla. Dalla casa all'universo e ritorno", curato da Bartolomeo
Pietromarchi e Domitilla Dardi per il Maxxi. Un'operazione in
due parti, che dal 26 maggio al 24 ottobre coinvolgerà la
storica residenza, dove Balla visse dal 1929 alla morte e le
figlie fino agli anni Novanta. E parallelamente porterà nella
Galleria 5 del museo la mostra tematica che metterà in dialogo
lavori di Balla come disegni, oggetti, bozzetti, arredamenti con
opere create appositamente da architetti, artisti e designer
italiani e internazionali contemporanei come Ila Bêka & Louise
Lemoine, Carlo Benvenuto, Alex Cecchetti, Emiliano Maggi,
Leonardo Sonnoli e Space Popular, tutti invitati a riflettere
sulle numerose suggestioni offerte da Casa Balla.
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