Un carro cerimoniale decorato con
rilievi d'argento, una stalla con un sauro bardato, due vittime
dell'eruzione di cui furono eseguiti i calchi, una stanza dove
abitavano tre schiavi, forse una piccola famiglia. E' ormai
lungo l'elenco delle sorprese emerse dallo scavo di Civita
Giuliana, il sito sottratto a un'annosa attività di depredamento
da parte di scavatori clandestini grazie a un protocollo
d'intesa tra la Procura della Repubblica di Torre Annunziata e
il Parco Archeologico di Pompei. L'accordo prevede sforzi
congiunti per contrastare gli scavi clandestini nei dintorni di
Pompei e per indagare e valorizzare scientificamente i siti
sottratti ai tombaroli.
Ora si aggiungono nuovi reperti.
Il ritrovamento è avvenuto nei pressi di una strada moderna
che attraversa la Villa e che è stato necessario chiudere non
solo per consentire l'indagine delle strutture antiche al di
sotto della carreggiata, ma anche perché una estesa rete di
cunicoli realizzati dai tombaroli ha finito per minare il
terreno, rendendo necessaria una tempestiva messa in sicurezza
dell'area.
"Questi ritrovamenti dimostrano l'impegno e la capacità dello
Stato di arginare la piaga degli scavi clandestini e del
commercio di beni archeologici e costituisce una importante
risposta allo scempio perpetrato negli anni dai tombaroli -
dichiara il Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano - Pompei
è l'orgoglio dell'Italia ed è nostra intenzione difendere e
promuovere ancora di più un patrimonio che è un unicum a livello
mondiale".
"Il cantiere di Civita Giuliana ha consolidato un approccio
innovativo allo scavo che vede istituzioni differenti muoversi
fianco a fianco", afferma il Direttore generale Musei, Massimo
Osanna. "Queste scoperte confermano l'importanza di ampliare
ancora l'area di scavo. Lavoriamo affinché il sito di Civita
Giuliana possa entrare a pieno titolo nei circuiti di visita del
sistema Pompei, come anche le ville di Boscoreale,
Oplontis-Torre Annunziata e Castellamare di Stabia", sottolinea
il Direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel.
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