"La sua continua attività di
ascolto e promozione dei giovani artisti e degli studenti e
l'esperienza del Mau-Museo di Arte Urbana di Torino ne hanno
fatto negli anni un imprescindibile punto di riferimento, di cui
in molti sentiranno la mancanza". Così l'Accademia Albertina
commenta la scomparsa, all'età di 64 anni, di Edoardo Di Mauro,
critico d'arte di rilevanza nazionale, membro del Comitato
scientifico della Nuova Aica Italia (sezione italiana
dell'Associazione Internazionale Critici d'Arte), titolare della
cattedra di Storia e Metodologia della Critica d'Arte e di
quella di Metodologia e Tecniche delle Arti del Contemporaneo. È
stato direttore dell'Accademia dal 2020 al 2023 e direttore
artistico del Mau.
"La sua attività di critico d'arte - ricorda - è stata
incentrata principalmente sulle vicende artistiche del secondo
dopoguerra, con una particolare specializzazione per l'ultimo
quarantennio, sulle controculture giovanili e le culture
metropolitane, il muralismo, il graffiti-writing e l'arte
pubblica".
Nato a Torino da una famiglia italo-greca residente ad
Alessandria d'Egitto, forzatamente trasferitasi in Italia nel
1957, dopo aver conseguito una laurea in Lettere dal titolo
'Marinetti ideologo' all'Università di Torino, sotto la guida
del professore Marziano Guglielminetti, comincia presto una
carriera militante nel campo dell'arte contemporanea e delle
politiche culturali. Partecipe sin dagli anni Settanta del
Novecento ai movimenti controculturali e alternativi più
importanti, dopo aver attraversato la scena punk inglese e
italiana, come critico musicale, e come scrittore, attore e
organizzatore la scena cinematografica indipendente torinese,
sceglie di radicare il proprio interesse scientifico,
curatoriale e critico nel mondo delle nascenti controculture
metropolitane, come il graffiti-writing e la street culture,
diventando uno dei critici d'arte militanti più attenti ai
fenomeni giovanili e alle nuove tendenze dell'arte
contemporanea. È stato condirettore artistico alla Galleria
d'Arte Moderna di Torino, dall'aprile 1994 a febbraio 1997.
Per rispettare le volontà della famiglia, non ci sarà la
camera ardente nel Salone d'Onore dell'Accademia Albertina.
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