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A Milano un Picasso inedito, straniero e immigrato

A Milano un Picasso inedito, straniero e immigrato

Oltre 90 opere raccontano l'artista rifiutato come cittadino

MILANO, 19 settembre 2024, 17:52

Redazione ANSA

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(di Michela Nana) Immigrato, rifiutato, schedato dalla polizia, censurato dalla nazione che lo ha visto crescere e raggiungere il successo, la Francia. Anche questa è stata la vita di Pablo Picasso che giovanissimo ha lasciato la Spagna, dove era nato a Malaga nel 1881, per arrivare a Parigi dove sarebbe diventato il più grande artista vivente.
    La Francia non gli ha mai concesso la cittadinanza e per questo Picasso si è sentito sempre uno straniero. Questo tema ancora molto attuale raccontano le oltre 90 opere, ma anche fotografie, video e documenti, in mostra a Palazzo Reale di Milano per l'esposizione 'Picasso lo straniero', che arrivano per la maggior parte dal Musée National Picasso-Paris. Nelle mostre "di solito non si mette un capolavoro accanto ad un documento di archivio - ha spiegato Annie Cohen-Solal, curatrice scientifica del progetto espositivo - ma lo abbiamo fatto perché pensiamo che la storia dell'arte deve essere anche sociale.
    Dietro l'artista c'è anche una persona che soffre, di cui magari la polizia ha una foto".
    Le opere esposte per la prima volta in Italia sono circa 40 come 'La lettura della lettera', che testimonia quanto le amicizie abbiano aiutato Picasso nella sua condizione di perenne straniero a Parigi. "È riuscito nella sua carriera anche grazie alla rete di amici, alla solidarietà e all'aspetto cosmopolita della città", ha osservato infatti Cécile Debray, presidente del Musée Picasso.
    A luglio del 1931, il commissario di polizia che rilascia a Picasso la carta di identità a uso degli stranieri, vi appone a lettere cubitali, con un grosso timbro nero, la dicitura "Spagnolo". Nel 1938, vengono aggiunte le impronte digitali, e Picasso reagisce alla sorveglianza imposta dalla polizia rielaborando il mitologico Minotauro, una figura fragile e simultaneamente potente, il suo alter ego. È del 1940 invece il gran rifiuto alla domanda di naturalizzazione chiesta dall'artista, mentre nel 1929 il Louvre aveva rifiutato niente meno che la donazione de Les Demoiselles d'Avignon. Così Picasso quando dipinge lo fa catturato e ispirato dal popolo, quello dei bassifondi della città, che forse sente vicino a sé, reietto lui e anche loro.
    Simbolo della mostra è forse il Plat aux trois visages, che mostra a destra, un profilo classico, che potrebbe essere quello del cittadino autoctono; a sinistra, il profilo dello straniero; al centro il volto del métoikos, cioè dello straniero che risiede in una città ma non ha diritti politici. E così si è sempre sentito Picasso che in Francia ha passato tutta la sua vita.
    "È un Picasso che fa pensare dentro la mostra ma anche fuori - ha detto l'assessore alla Cultura del Comune Tommaso Sacchi -, è un'esposizione che abbiamo deciso di inserire nella programmazione per la valenza politica che ha".
   

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