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Diriyah Art Futures, il primo hub d'arte digitale a Riad

Diriyah Art Futures, il primo hub d'arte digitale a Riad

Laboratorio e spazio visionario disegnati da uno studio italiano

RIAD, 14 novembre 2024, 11:25

Redazione ANSA

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(di Ida Bini) A Riad, in Arabia Saudita, il 25 novembre verrà inaugurato Diriyah Art Futures, il primo hub del contemporaneo nell'area del Golfo, interamente dedicato all'arte digitale. Diriyah Art Futures è molto più di un museo espositivo: nei suoi 12mila metri quadrati ospita atelier, laboratori di ricerca, un centro di formazione sui new media e i nuovi linguaggi digitali, un auditorium e residenze per artisti.
    Disegnato dagli italiani Schiattarella Associati - studio internazionale specializzato in spazi pubblici per la cultura - l'edificio è un'architettura contemporanea ai margini del deserto, a nord di Riad, poco distante dal sito Unesco di At-Turaif, antica capitale della regione desertica del Najd, oggi uno dei più importanti siti archeologici della Penisola Arabica. "Volevamo dare l'impressione che l'architettura nascesse dalla terra - spiegano gli architetti Amedeo, Andrea e Paola Schiattarella - È il nostro modo di affrontare un progetto: utilizzare i valori naturali per costruire un linguaggio contemporaneo profondamente legato al luogo". "La tradizione Najd, l'architettura del deserto - spiega Amedeo Schiattarella - è basata sull'utilizzo di materiali da costruzione presi dal sito stesso: pietra, terra cruda e intonaci di fango. Il risultato è una fortissima continuità materica tra il suolo e l'edificato". La struttura, infatti, non è compatta ma è formata da volumi distinti, che si sviluppano orizzontalmente sul costone del Wadi Hanifa, una depressione in mezzo all'altopiano desertico. Gli spazi fra i volumi richiamano quelli che caratterizzavano le antiche abitazioni, con le strade strette e le piazze di piccole dimensioni; l'idea è stata quella di creare luoghi d'ombra profondi e compatti, dove circola il vento, abbassando la temperatura e proteggendo i percorsi pedonali dal sole e dal caldo. Ispirato ai più moderni criteri di sostenibilità, il complesso è stato realizzato tenendo conto dell'esposizione solare per aumentare il risparmio energetico garantito da un sistema di raffrescamento geotermico, oltre che da un metodo di raccolta e riuso dell'acqua piovana. Anche negli interni, curati da Paola Schiattarella, tornano i materiali locali come l'intonaco di fango, ma soprattutto la pietra di Riad, sabbia solidificata e che al sole mantiene intatte le vibrazioni del deserto. L'edificio ha un grande cuore sotterraneo, protetto dalla luce e del calore del sole, dove si trovano i laboratori e gli atelier per l'arte digitale. Qui i materiali sono contemporanei: acciaio, vetro, cemento e legno.
    Al centro di quest'area sotterranea, c'è un ampio spazio vuoto - luogo di aggregazione per gli artisti - raggiunto dalla luce naturale attraverso un'enorme campana. Diretto da Haytham Nawar, l'hub verrà aperto al pubblico con la grande mostra 'Art Must Be Artificial: Perspectives of AI in the Visual Arts', a cura di Jerome Neutres.
   

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