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Da Leonardo a Fontana, in mostra 'Il genio di Milano'

Da Leonardo a Fontana, in mostra 'Il genio di Milano'

A Gallerie d'Italia racconto della città che fa fiorir talenti

MILANO, 22 novembre 2024, 16:08

Redazione ANSA

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(di Bianca Maria Manfredi) Una mostra alle Gallerie d'Italia ma anche diffusa per la città: non poteva essere altro 'Il genio di Milano' una esposizione che racconta sette secoli di un luogo capace di accogliere e far fiorire talenti di tutto il mondo, che si trattasse di Leonardo Da Vinci, Tiepolo o Lucio Fontana, l'artista nato in Argentina che negli anni '50 del Novecento ha progettato una versione della Quinta porta del Duomo.
    Fil rouge di questi secoli di storia è proprio il Duomo, non a caso definito anche la "cattedrale degli stranieri", fin dalla posa della prima pietra nel 1386, quando arrivarono per realizzarlo maestranze da Francia e Germania, che poi insegnarono il 'mestiere' ai milanesi.
    Questa mostra è una dimostrazione "esemplare dell'accoglienza e valorizzazione" dello straniero o meglio "del foresto" di cui Milano è capace "fin dall'inizio della sua storia" ha sintetizzato alla presentazione il presidente emerito di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli. E questo vale in campo economico ma anche sociale e artistico.
    Fra i 'foresti' valorizzati a Milano c'è l'ingegnere Leonardo Da Vinci che inviò una lettera di presentazione - oggi sarebbe un curriculum - a Ludovico il Moro. Lettera ora in mostra con altri disegni, concessi dalla biblioteca Ambrosiana, provenienti dal Codice Atlantico. Fra questi una misurazione di Milano che mostra tutte le porte e le mura medievali e include una veduta a volo d'uccello della città dove sono riconoscibili fra l'altro il castello Sforzesco e il Duomo. Dall'Ambrosiana provengono anche alcune delle opere di Jan Brueghel, testimonianza del forte legame fra il cardinale Federico Borromeo (che con la sua collezione d'arte ha fondato la stessa Ambrosiana) e l'artista fiammingo ma anche dell'influenza della pittura fiamminga sui pittori italiani del Seicento come Giulio Cesare e Carlo Antonio Procaccini. Sono dieci le sezioni della mostra, divise cronologicamente. Fra gli artisti che a Milano hanno lasciato un segno c'è Tiepolo con gli affreschi dei palazzi e, veneziano come lui, Sebastiano Ricci che fece 'scuola' ad artisti come Paolo Pagani e Andrea Lanzani. E ancora un segno indelebile è quello dell'architetto umbro Giuseppe Piermarini: progettista del teatro alla Scala, di Palazzo Reale e della Villa Reale di Monza. A Milano ha trovato il successo nell'Ottocento un altro pittore veneziano: Francesco Hayez. Con la fine dell'Ottocento arrivano le prime grandi esposizioni, come la prima triennale di Brera dove debutta nel 1891 il Divisionismo, con autori come Giovanni Segantini, nato in Trentino, all'epoca parte dell'impero austroungarico e il piemontese Giuseppe Pelizza da Volpedo. A inizio Novecento a Milano si affaccia un altro giovane veneto, Umberto Boccioni. E poi Mario Sironi, Achille Furi. Milanese è Adolfo Wildt, scultore e insegnante di plastica della figura a Brera dove 'crea' allievi come Fausto Melotti e Lucio Fontana.
    La mostra - in programma alle Gallerie d'Italia di piazza Scala dal 23 novembre al 16 marzo - ha però anche diramazioni in città. Il Comune ha infatti promosso nei suoi musei un percorso speciale dedicato al 'genio di Milano', con 20 tappe dall'acquario civico al Castello Sforzesco, passando per la Galleria d'Arte Moderna fino a Palazzo Reale e al Museo del '900. "Uno speciale racconto di Milano" lo ha definito l'assessore alla Cultura Tommaso Sacchi. Grazie alla collaborazione fra Comune e Gallerie d'Italia, l'ingresso alla mostra è gratuito per chi
   

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