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Il Cinquecento a Ferrara 'eletta miglior mostra 2024'

Il Cinquecento a Ferrara 'eletta miglior mostra 2024'

Scelta da Finestre sull'Arte l'esposizione a Palazzo Diamanti

ROMA, 02 gennaio 2025, 18:31

Redazione ANSA

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Ludovico Mazzolino, Giovanni Battista Benvenuti detto Ortolano, Benvenuto Tisi detto Garofalo e Giovanni Luteri detto Dosso. Sono i protagonisti della mostra Il Cinquecento a Ferrara visitabile fino al 16 febbraio a Palazzo Diamanti che ripercorre le vicende artistiche del primo Cinquecento a Ferrara e che è stata , giudicata come la miglior mostra d'arte antica o moderna del 2024 in Italia secondo la redazione di Finestre sull'Arte.

La mostra, a cura di Vittorio Sgarbi e Michele Danieli con la direzione di Pietro Di Natale, costituisce la seconda tappa di una più ampia e ambiziosa indagine del tessuto culturale e artistico intitolata Rinascimento a Ferrara 1471-1598: da Borso ad Alfonso II d'Este, vale a dire la stagione compresa tra l'elevazione della città a ducato e il suo passaggio dalla dinastia estense al diretto controllo dello Stato Pontificio. Il primo capitolo, Rinascimento a Ferrara. Ercole de' Roberti e Lorenzo Costa, era stato in esposizione dal 18 febbraio al 19 giugno 2023.

Ora l'obiettivo è puntato sugli anni del passaggio di consegne da Ercole I d'Este al figlio Alfonso I (1505) fino alla morte di quest'ultimo (1534), committente raffinato e di grandi ambizioni, capace di rinnovare gli spazi privati della corte come quelli pubblici della città. La scomparsa della generazione di Cosmè Tura, Francesco del Cossa ed Ercole de' Roberti aveva lasciato Ferrara alle prese con la difficile sfida di un ricambio di alto livello. Nel 1496 la scelta di ingaggiare Boccaccio Boccaccino indica la volontà di adottare un linguaggio più moderno, addolcito e morbido. All'inizio del nuovo secolo si sviluppa così una nuova scuola, meno endemica e più aperta agli scambi con altri centri, che ha come protagonisti appunto Mazzolino, Ortolano, Garofalo e Dosso.

Garofalo e Dosso sono noti al pubblico e il loro percorso è stato approfondito in maniera organica in diverse occasioni espositive, ma per Mazzolino e Ortolano si tratta di un debutto assoluto, interessante anche perché i due maestri percorrono strade piuttosto diverse: Ludovico Mazzolino (Ferrara, c. 1480-1528), formatosi sui modelli di Ercole de' Roberti e del primo Lorenzo Costa, orienta il suo linguaggio in senso anticlassico, guardando alla pittura e alle incisioni tedesche, da Martin Schongauer ad Albrecht Dürer. Nonostante dimostri di conoscere Boccaccino e la pittura veneziana, come anche Raffaello e la cultura antica, la sua arte è sempre animata da accenti visionari e da una vitalità rumorosa che lo pone a buon diritto tra gli "eccentrici" attivi nell'Italia settentrionale.

Si specializza in quadri d'impeccabile fattura destinati al collezionismo privato raffiguranti scene gremite di personaggi dai tratti fisionomici caricati, quasi grotteschi, del tutto insofferenti agli ideali di grazia ed equilibrio predicati da Perugino e dai suoi seguaci. L'estro bizzarro di Mazzolino spicca con evidenza ancora maggiore quando lo si confronta con l'atteggiamento di Giovanni Battista Benvenuti detto Ortolano (Ferrara, c. 1487-post 1527), caratterizzato invece da un naturalismo convinto e sincero. Dopo l'esordio influenzato dai modi dolci di Boccaccino, Costa e Francesco Francia, Ortolano si orienta dapprima verso la cultura veneziana di Giorgione per poi avvicinarsi alle novità proposte da Raffaello. Accanto alle grandi pale d'altare eseguite nel terzo decennio, veri e propri capolavori connotati da un "classicismo […] naturalizzato per via del lume illusionistico" (Longhi), produce numerosi quadri destinati alla devozione privata dove l'ispirazione raffaellesca si accende di suggestioni venete, evidenti soprattutto nella resa del paesaggio. Impossibile non rimanere incantati dalla spontaneità con cui l'artista si approccia alla realtà: una luce chiara isola i personaggi e indugia silenziosa sugli oggetti; nella (apparente) semplicità delle composizioni si avverte il senso dell'arcano.

Tra i riferimenti di Ortolano figura certamente Benvenuto Tisi detto Garofalo (Ferrara, 1481 - 1559), principale interprete e divulgatore ferrarese dello stile di Raffaello, di cui comprende perfettamente la portata e di cui segue lo svolgimento con diligenza. Parallelamente a Garofalo si muove Giovanni Luteri detto Dosso (Tramuschio?, c. 1487-Ferrara, 1542), uno degli artisti di punta della corte di Ferrara sotto i governi di Alfonso I e di Ercole II, che nella giovinezza la sua pittura risente dell'influenza di Giorgione e Tiziano, dai quali trae una magnifica profondità di colore e una luce tutta veneziana, e poi sviluppa uno stile personale, colto e divertito, grazie anche a una particolare sintonia con Alfonso I.

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