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'E venne l'uomo' Ermanno Olmi, 'io aspirante cristiano'

'E venne l'uomo' Ermanno Olmi, 'io aspirante cristiano'

Per la sezione Classici maestro si racconta a Federico Pontiggia

ROMA, 03 agosto 2016, 11:46

Francesco Gallo

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(ANSA) - ROMA - Forse la cosa piu' bella su di lui l'ha detta con la sua semplicita'-rock Adriano Celentano: "Ermanno Olmi e' fortissimo". Il fatto e' che il regista de Il Posto e de L'albero degli zoccoli sembra oggi davvero un marziano, non e' classificabile, con quell'aria pacificata e autenticamente buona. Ora al Lido, alla 73/a Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Classici, arriva 'E venne l'uomo - Un dialogo con Ermanno Olmi' di Alessandro Bignami, prodotto da Rai Movie. Un'intervista con il critico Federico Pontiggia, nel quale il regista riflette sulla sua arte, sui valori dell'uomo e sulla sua poetica spirituale lontana mille miglia dai rumori del mondo.

Intervistato nella sua casa di Asiago ai confini di un bosco, una necessita' per il regista vivere nei pressi della natura, Olmi, 85 anni, si lascia andare con stupore infantile a quelle che sono le sue certezze di cristiano convinto. "Bisogna essere innamorati di tutto", dice a Pontiggia e rilancia poi, a modo suo, il monito cristiano: "Ama il prossimo tuo piu' di te stesso". Ma in lui nessuna vanita'. Anzi. "Sono solo un aspirante cristiano - ci tiene a dire -. Chi mai si puo' paragonare a Cristo?". Mentre sulla tragedia dei migranti, a cui ha dedicato un film nel 2011, 'Il villaggio di cartone', sottolinea: "La domenica dobbiamo andare al tempio dei villaggi di cartone" facendo riferimento ai rifugi precari dove i migranti trovano comunque casa. Leone d'Oro alla carriera nel 2008, Palma d'Oro per L'albero degli zoccoli nel 1978, regista e sceneggiatore di opere apprezzate quali La leggenda del santo bevitore (1988), Il mestiere delle armi (2001) e Torneranno i prati (2014): Ermanno Olmi, da oltre 50 anni, racconta la sua personale realta' con semplicita'.

"Ho sempre fatto film che riguardavano il mio privato", spiega nell'intervista. I suoi eredi? "I registi Maurizio Zaccaro e Michelangelo Frammartino e l'attrice Alice Rohrwacher". Ma le parole forti arrivano da lui, solo un po' turbato, quando descrive i tempi di oggi, i tempi dell'Isis e degli attentati: "Una volta un nemico lo si riconosceva come tale. Oggi come invece possiamo riconoscere chi si imbottisce di esplosivo a va in mezzo al popolo, alle donne, ai bambini? E questo solo perche' non un uomo, ma un Dio comanda". Anche se la speranza non viene mai a mancare: "Torneranno i prati", dice con il suo viso solido e buono citando il titolo del suo ultimo film del 2014 dedicato alla prima guerra mondiale, a quella disperata guerra di trincea che non sembrava finire mai e in cui la natura sembrava assente. "Sulla scorta di Camus, Olmi crede che 'Se vuoi che un pensiero cambi il mondo, prima devi cambiare te stesso': guardando i suoi film, in fondo, possiamo cambiare anche noi" dice infine Pontiggia.

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