Viggo Mortensen figlio gay di un padre omofobo e che sta per sprofondare negli abissi della demenza: una storia di conflitti familiari e tentativi di riconciliazione sono al centro di "Falling", debutto alla regia dell'Aragorn del "Signore degli Anelli" e film dalla genesi molto lunga e molto personale.
Cinque anni fa, di ritorno a casa dal funerale della madre su un aereo che sorvolava, l'Atlantico l'attore tre volte candidato agli Oscar venne sopraffatto da un fiume di emozioni: echi di un passato lontano con al centro la figura del padre, "una presenza dominante" della sua vita. Da appunti buttati giù durante il volo, immagini, ricordi di eventi e conversazioni in diversi stadi della sua vita familiare, è nata l'idea del film: il punto di partenza catartico di una storia totalmente inventata. "La verità è così difficile da raccontare che a volte serve la fiction per renderla più plasibile", ha detto Mortensen a 'Variety' citando il filosofo inglese Francis Bacon.
Nel film Viggo ha la parte di John, pilota californiano apertamente gay il cui padre Willis (Lance Henricksen) vive da solo covando rancori in una fattoria dello stato di New York che non riesce più a mandare avanti da solo. "Falling" comincia a bordo di un aereo che, anziché l'Atlantico, sorvola gli interi Stati Uniti. John sta portando in California il padre la cui demenza sta peggiorando di giorno in giorno amplificando la rabbia, la misoginia e l'omofobia che decenni prima hanno mandato a rotoli la sua famiglia. Non solo John è omosessuale, adesso è anche sposato con l'amabile Eric (Terry Chen): una relazione che Willis non è in grado di accettare.
Mortensen ha accettato con riluttanza di recitare nel suo primo film da regista per assicurare alla pellicola i finanziamenti. Il protagonista di 'The Green Book' ha rivelato di avere molte altre idee in testa ma che l'esperienza di 'Falling' gli ha insegnato ad avere pazienza.
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