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Roschdy Zem, racconto le famiglie algerine senza stereotipi

Roschdy Zem, racconto le famiglie algerine senza stereotipi

In concorso il francese Les Miens, un affresco personale

VENEZIA, 09 settembre 2022, 19:10

Redazione ANSA

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(dell'inviata Alessandra Magliaro) A chiudere il concorso di Venezia 79, oltre a Chiara di Susanna Nicchiarelli e Gli orsi non esistono di Jafar Panahi, un terzo film, OUR TIES (LES MIENS) di Roschdy Zem, il più personale dei sei film che il 56enne regista e attore francese ha già firmato. Uscirà in sala in Italia con Movies Ispired.
    L'apprezzato regista de La fredda luce del giorno e del biografico Mister Chocolat, fantastico attore premiato a Cannes per Indigènes di Rachid Bouchareb e ai Cesar per Roubaix, una luce nell'ombra di Arnaud Desplechin, è per la prima volta in concorso alla Mostra. E' una storia familiare, di fratelli: Moussa (Sami Bouajila) è il componente più gentile e altruista di una famiglia allargata di origine marocchina, i cui membri, incluso l'altro fratello Salah (Rachid Bouchareb) e la sorella (Meriem Serbah) giudicano e criticano apertamente ogni gesto compiuto da suo fratello, il giornalista sportivo Ryad (Roschdy Zem). Un colpo alla testa gli farà perdere i freni inibitori e Moussa esprimerà senza filtri ogni pensiero che gli passa per la mente, incluso quello di dire a Ryad quanto sia egoista. I due decidono di fare un viaggio insieme.
    Nel cast c'è anche Maiwenn nel ruolo della compagna delusa di Ryad: a Venezia non c'era impegnata a dirigere Johnny Depp in Jeanne du Barry.
    Curioso come il cast stesso sia una microcomunità: vi partecipano tutti attori e registi, Zem, Bouchareb, Maiwenn, visti in tanti film francesi, come fosse una riunione di famiglia cinematografica.
    "Girare questo film non è stata una decisione, per me è stata una necessità. Non avevo mai rivelato questioni così personali nelle mie opere. Attraverso il ritratto di una famiglia - ha detto Roschdy Zem - ho voluto condividere drammi, conflitti, nevrosi, dolori e anche momenti di felicità, evitando distorsioni culturali o religiose, per me sempre troppo presenti quando si parla di una generazione di origine immigrata. La famiglia è un rifugio da cui si deve scappare, per potersi mostrare come si è. Questo film è la mia storia d'amore con la mia gente, senza stereotipi".
   

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