Il problema dell'amianto "è una questione globale e le conseguenze che questo macro sistema ha avuto ancora sono ancora molto forti sulla vita delle persone. Io lo vedo in prima persona, sono nato nel mondo operaio del monfalconese e tutti abbiamo in famiglia qualcuno che ha lavorato ai quartieri navali o al porto e che è stato esposto". Lo spiega all'ANSA Ivan Gergolet, parlando del suo nuovo film che affronta il tema, L'uomo senza colpa, storia di vendetta e dramma famigliare con due straordinari protagonisti, Valentina Carnelutti e Branko Zavrsan, premiato per la migliore regia al Bif&st e nelle sale italiane dal 22 giugno distribuito da Arch Film in collaborazione con Athena Cinematografica La storia, ambientata nel nordest ha al centro Angela (Carnelutti) infermiera in un ospedale, che ha perso il marito a causa di un cancro ai polmoni causato dalle polveri di amianto respirate quando era operaio. Un giorno la donna scopre che Francesco (Zavrsan), imprenditore nella cantieristica di Monfalcone, l'ex datore di lavoro del marito, è ricoverato in ospedale a causa di un ictus cerebrale. Quando il figlio dell'uomo, Enrico (Enrico Elia Inserra) decide di curare il padre a casa, Angela crea un suo piano di vendetta contro l'uomo che reputa responsabile di tanti lutti. Nel cast, fra gli altri, anche E Rossana Mortara e Livia Rossi, Alessandro Bandini, Giusi Merli e Paolo Rossi. "Anche se essere stato esposto all'amianto non voglia dire per forza ammalarsi, si vive con una spada di Damocle addosso - osserva il regista -. E il dramma di chi si ammala è legato a quello di chi accompagna le persona che ama nel percorso di in un tumore terribile". Per quanto riguarda il piano giudiziario, "la questione amianto ha una catena di responsabilità talmente lunga e diffusa, che spesso la giustizia umana non riesce a individuare. Si prova per tutto questo un grande senso di frustrazione e rabbia. E' l'elemento da cui sono sono partito per il film, che dedico a tutte quelle persone che continuano a combattere per avere giustizia e perché quanto successo non sia dimenticato". Tantissimi processi "sono a rischio prescrizione - ricorda Gergolet - mi auguro si vada avanti fino in fondo, che si stabiliscano le verità processuali e i risarcimenti. Ma c'è anche un altro aspetto. Arrivati a questo punto i responsabili dovrebbero considerare di riconoscere le proprie colpe e chiedere scusa, sapendo quanta sofferenza si è causata anche a se stessi. Perché spesso non si parla nemmeno di capitalisti senza pietà, ma di funzionari pubblici. Invece manca ancora del tutto questo riconoscimento di umanità delle persone". L'idea della storia di vendetta al centro della trama è nata "dal sentire negli anni tante vedove, avere quel tipo di rabbia. che nasce dal dolore. Il cinema mi permette di metterne a confronto una con un aguzzino e chiedermi cosa potrebbe succedere - spiega il regista di Dancing with Maria, che ha lavorato al progetto di L'uomo senza colpa per 10 anni -. Vedere cosa potrebbe prevalere: la voglia di vendicarsi o un altro tipo di rapporto fra esseri umani".
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