Una delle sorprese della Mostra del cinema di Venezia, accolto da applausi scroscianti, arriva in sala con Bim dall'8 marzo in anteprima in 90 cinema e poi dal 4 aprile: Tatami co-diretto dal regista israeliano Guy Nattiv e dalla iraniana Zar Amir. E' un film coraggio, un inno alla libertà delle donne e uno sguardo all'Iran che le punisce e non a caso esce in preview l'8 marzo Giornata internazionale della donna. Non solo, è anche il primo film co-diretto da registi di Iran e Israele. In questo caso l'attrice e regista Zar Amir, che vinse a Cannes 2022 come migliore attrice per Holy Spider, e il regista premio Oscar 2019 per il cortometraggio Skin.
In un crescendo da thriller racconta la storia di Arienne Mandi, judoka minacciata dal regime iraniano che vuole costringerla a ritirarsi dai campionati mondiali in Canada per evitare la finale con una campionessa del 'paese occupante', Israele. Una narrazione ispirata a Sadaf Khadem, la prima donna pugile iraniana: si tolse il velo nel 2019 durante un incontro internazionale e per questo ebbe un mandato di arresto del suo paese. Un coraggio immenso per il quale Sadaf Khadem ha pagato rifugiandosi in esilio a Parigi, senza abbandonare la boxe. E' diventata una delle voci di supporto del movimento Donna, vita, liberta'.
L'idea dell'avvincente Tatami è rendere omaggio e far conoscere i gesti rivoluzionari di tante atlete iraniane in questi anni, non solo Sadaf Khadem ma anche Elnaz Rekabi, arrampicatrice su roccia che ha gareggiato senza indossare la hijab, consapevole di rischiare la morte al suo ritorno a casa; Kimia Alizadeh, ragazza prodigio del taekwondo iraniano che ha lasciato il paese insieme al marito a causa delle minacce governative, e molte ancora.
Ed è anche un ponte, se non tra i due paesi, certamente tra i due popoli.
Nel film Arienne Mandi (che con il regista Guy Nattiv sarà in collegamento l'8 marzo per l'anteprima in 90 cinema al prezzo speciale di 3,50) è Leila Hosseini e Zar Amir è la sua allenatrice Maryam. Durante i campionati mondiali di judo, ricevono un ultimatum dalla Repubblica Islamica che intima a Leila di fingere un infortunio e perdere la gara, pena l'essere bollata come traditrice dello Stato. Vedendo minacciata la propria libertà e quella della sua famiglia, Leila si trova ad affrontare una scelta impossibile.
"Abbiamo unito le forze a due ore di distanza da Tel Aviv e da Tehran, a Tbilisi, in Georgia, per raccontare la storia di coraggiose atlete iraniane che mettono a repentaglio la propria vita per la libertà. Gli artisti israeliani e iraniani hanno trovato i loro fratelli e le loro sorelle incontrandosi nell'arte e hanno scoperto di essere in realtà molto vicini e di avere tantissime cose in comune, condividendo l'arte, l'estetica, il cinema.
Riteniamo - hanno detto Zar Amir e Guy Nattiv - che l'arte sia la voce della ragionevolezza che si fa strada in mezzo al chiasso. La storia che abbiamo deciso di raccontare in questo film è la storia di troppi artisti ed atleti costretti a rinunciare ai propri sogni e, in alcuni casi, obbligati a lasciare i propri paesi e i propri cari a causa del conflitto tra sistemi e governi. In definitiva, speriamo di aver fatto un film che mostri al mondo che l'umanità e la fratellanza vincono sempre. Possa questa collaborazione cinematografica e artistica essere un tributo a quegli artisti e a quegli atleti e a tutte le persone che si battono per guardare al di là della frenesia dell'odio accecante e della reciproca distruzione e che, nonostante tutti gli ostacoli, costruiscono insieme un futuro".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA