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Tim Robbins: "La mia più grande paura è l'isolamento"

Tim Robbins: "La mia più grande paura è l'isolamento"

"Kamala Harris presidente? Chiedetelo ai detenuti della California"

ROMA, 31 luglio 2024, 19:02

di Francesco Gallo

ANSACheck
Tim Robbins in Calabria,  'terra incantevole, bellissima vacanza ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tim Robbins in Calabria, 'terra incantevole, bellissima vacanza ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Ho ormai compiuto sessantacinque anni e una volta a questa età negli Usa si andava in pensione: io per adesso mi sono ritirato, ma solo dalle campagne elettorali". Così, con grande ironia, Tim Robbins, attore da sempre impegnato politicamente, glissa su ogni domanda politica al Magna Graecia Film Festival, dove riceverà la Colonna d'Oro e venerdì 2 terrà un concerto con il suo gruppo 'Tim Robbins and the Rogues Gallery Band'. Ma l'attore premio Oscar alla fine qualcosa dice. Ad esempio sulla candidatura di Kamala Harris per il partito democratico sceglie un netto 'no comment' dicendo solo in maniera polemica: "Per quanto riguarda lei andate a chiedere ai detenuti in California la loro opinione a riguardo. E poi se vogliamo dirla tutta - aggiunge - c'è un terzo candidato di cui nessuno parla". Il riferimento ai detenuti della California nel caso di Kamala Harris riguarda molto probabilmente un impopolare intervento nel 2011 dell'allora procuratrice generale dello stato della California che contrastò più volte una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che stabiliva la riduzione del sovraffollamento nelle carceri della California. Un provvedimento che impedì a circa 5000 detenuti di uscire dalla prigione. Per quanto riguarda invece l'attentato a Donald Trump, in cui molti hanno visto un riferimento a Bob Roberts - suo film d'esordio del 1992 in cui un candidato populista al Senato Repubblicano mette in scena un finto attentato a fini elettorali - replica divertito: "Questa cosa mi offende. La situazione di oggi negli Usa è completamente diversa, è più lacerata. Le persone vivono di odio e si rifiutano di ragionare, non provano empatia né compassione" La più grande paura? "L'isolamento. Siamo sempre più indignati e arrabbiati, adottiamo sempre più comportamenti tribali, abbiamo perso ormai il valore dello stare insieme e scambiarci opinioni differenti come si fa davanti a un distributore automatico di caffè". La sua lunga carriera? "Ho cavalcato l'ultima ondata di un bellissimo periodo creativo di Hollywood, quando c'erano geni come Robert Altman, Brian De Palma e Martin Scorsese. Nella mia carriera, va detto, ho sempre privilegiato al 90% le scelte basate sulle qualità e al 10% quelle legate al fatto che dovevo mandare a scuola i miei figli. Ho comunque ancora tanta voglia di raccontare, ma devo incontrare un miliardario che mi finanzi". I suoi film preferiti sono forse quelli meno conosciuti: " Penso a lavori come 'I protagonisti' di Altman, 'La vita segreta delle parole' di Isabel Coixet, 'Codice 46' di Michael Winterbottom e, infine, 'Catch a Fire' di Phillip Noyce". Comunque sullo schermo l'attore premio Oscar nel 2004 per Mystic River di Clint Eastwood, c'è ancora nella serie distopica 'Silo' di Apple Tv+ di cui spera tanto si faccia la terza stagione, anche se ora è tutto concentrato sulla sua nuova carriera musicale folk con la Rogues Gallery Band. ''Era un giorno di quelli difficili, nel 2008, ero molto depresso e chiesi a me stesso: se domani non ci fossi più, cosa rimpiangeresti di non aver fatto? La risposta fu immediata: non aver mai registrato la mia musica, che rimarrà sconosciuta ai più''.

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