(di Francesco Gallo)
Se ci fosse la voce fuori campo, 'Flow - Un mondo da salvare' di Gints Zilbalodis potrebbe essere un film di animazione girato da Terrence Malick. Comunque a parte il paradosso, quest'opera è uno 'strano animale' senza parole, apocalittica, metafisica, romantica, biblica in un mondo in cui gli esseri umani sembrano essere del tutto scomparsi per un diluvio in corso. E questo solo per raccontare qualcosa di questo film davvero singolare che, dopo aver affascinato Cannes e conquistato quattro premi ad Annecy, sarà in sala con Teodora dal 7 novembre dopo l'anteprima italiana ad Alice nella Città.
Ecco la storia raccontata da Zilbalodis, one-man band (produttore, regista, animatore, sceneggiatore, montatore, direttore della fotografia, fonico, compositore e art director) nato in Lettonia nel 1994. È in corso una grande inondazione, che sembra non finire mai. Arriva prima lentamente e poi sempre più velocemente mettendo in pericolo la vita di un giovane gatto nero che vive in una casa nel bosco. E questo appunto in un mondo in cui gli esseri umani sembrano essere scomparsi.
Vediamo così il gatto approdare su una barca a vela dispersa tra le acque che ricorda tanto l'arca di Noè (ma anche i barconi dei migranti), qui si uniscono infatti a lui, tra mille diffidenze, un cane, un capibara, un lemure e una gru.
Per loro sarà un lungo viaggio di conoscenza, solidarietà (il gatto imparerà a pescare per nutrire tutti i suoi nuovi compagni) e soprattutto di sopravvivenza. Sì perché quando questa piccola brigata arriva a un approdo sicuro subito nuova acqua è pronta a sommergere tutto.
Il viaggio si fa lungo attraverso un paesaggio spettrale (che a volte ricorda L'isola dei morti di Arnold Böcklin), fatto da altrettanto spettrali architetture gotiche senza alcuna traccia umana e giganteschi dolmen e cipressi salvi per la loro naturale verticalizzazione.
Disegni in un CGI minimalista che ricorda il disegno a mano, nessuna furba antropomorfizzazione degli animali, lunghi piani sequenza e rappresentazione della natura romantica in stile Dürer e Fredrich. Questo e altro ancora fanno del giovanissimo Gints Zilbalodis, come già annunciato da Variety, tra i favoriti nella corsa all'Oscar.
"Flow non è altro che un flusso di fantasia - dice il regista lettone - . Sono partito dal gatto che è una creatura individualista e indipendente che accetta malvolentieri gli altri mentre qui dovrà imparare ad andare d'accordo e collaborare con loro. Nessun riferimento alla Bibbia, ma queste inondazioni mi sono servite solo come metafora di catastrofe che spezza le routine quotidiane e ci obbliga in fretta a cambiare.
Non ho voluto poi nessun nemico, ma una tragedia che scaturisce dalla natura".
E ancora Gints Zilbalodis: "Il gatto è stato per me subito il personaggio principale, solo dopo è arrivato il cane proprio perché tradizionalmente nemico dei gatti. Ora questa volta però si troverà costretto ad allearsi con lui".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA