"L'importante non è stabilire se uno
ha paura o meno - diceva Giovanni Falcone - E' saper convivere
con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco
il coraggio è questo, altrimenti è incoscienza". Proprio a "Il
coraggio e la paura" (pp. 144 - 12 euro), il teologo e filosofo
Vito Mancuso dedica il suo ultimo saggio, edito da Garzanti.
"La paura - si legge - è l'emozione che più di altre sta
segnando in profondità questi giorni: ci toglie il respiro, ci
costringe sulla difensiva e al contempo ci rende istintivamente
più aggressivi. Ma avere paura - suggerisce Mancuso - non è
sempre un'esperienza totalmente negativa e nelle situazioni
estreme sa far emergere con più chiarezza la verità su noi
stessi: è solo infatti quando realizziamo di essere incatenati
che possiamo intraprendere il percorso verso l'autentica
libertà".
In un agile volume, l'autore propone dunque una riflessione
sul valore e sul carattere positivo di questi sentimenti, la
paura e il coraggio, che ci attraversano in momenti diversi
della nostra vita. A partire dalla copertina, scelta da lui
stesso, che in una metafora della vita raffigura un ragazzo che
pesca, sul ciglio di uno scoglio. Davanti a lui il grande mare
pieno di pesci (chissà anche loro, magari, divisi tra paura e
coraggio).
Riscoprendo la secolare saggezza che accomuna la grande
spiritualità orientale, la filosofia classica e gli insegnamenti
della tradizione cristiana, Mancuso dimostra che il contatto con
il pericolo può aiutarci a comprendere chi siamo: una mente
impaurita, senza dubbio, ma in potenza anche un cuore che supera
il timore, per conoscere e poi sconfiggere con il coraggio i
pericoli della realtà. Come dire, noi siamo paura, ma possiamo
diventare coraggio e riuscire così a essere migliori.
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