(di Ezio De Domenico)
GABRIELLA D'ATRI, ''LA
RIBELLIONE DI MICHELE ALBANESE'' (Castelvecchi, pag. 100, Euro
13,50).
La vita di Michele Albanese, giornalista "vero" che ha fatto
del senso della giustizia e dell'impegno civile gli emblemi
della sua vita, raccontata da Gabriella d'Atri in un libro che
inaugura la collana "Sotto scorta", edita da Castelvecchi e
diretta dalla stessa d'Atri.
Albanese, 61 anni, é redattore del "Quotidiano del Sud" e
collaboratore dell'Agenzia ANSA e de L'Espresso. Ha una profonda
conoscenza della 'ndrangheta della quale, in tantissimi
articoli, ha descritto assetti organizzativi, organigrammi e
capacità espansiva a livello nazionale ed internazionale.
Nessuno come lui, poi, conosce la situazione delle cosche in
Calabria e nella provincia di Reggio, ed in particolare nella
Piana di Gioia Tauro. E questo grazie alla sua professionalità
ed alla molteplicità delle sue fonti, che per un cronista che
voglia fare seriamente il suo mestiere rappresentano il
patrimonio più importante.
Proprio questa competenza lo ha reso inviso alla 'ndrangheta,
sempre più potente e forte, tanto da renderla ormai
l'organizzazione criminale più potente al mondo. E così. nel
2014, grazie all'impegno della Dda e della Squadra mobile di
Reggio Calabria, viene scoperto un progetto di attentato ai suoi
danni. Un progetto, purtroppo, "vero" e ben studiato. La
Prefettura reggina, ritenendo sussistente una condizione di
pericolo per Albanese, gli assegna una scorta, che da allora lo
segue in tutti suoi spostamenti 24 ore su 24, ed un'automobile
blindata.
Una situazione che, seppur difficile e limitativa della propria
libertà personale, non ha condizionato il lavoro di Michele, che
continua a svolgere la sua professione con risultati sempre
importanti. Un esempio non soltanto per chi oggi si affaccia al
lavoro del giornalista, ma per tutti gli operatori
dell'informazione che credono realmente nel loro lavoro, non
accontentandosi della "routine" quotidiana e delle semplici
verità di facciata.
Tutto questo, ed anche più, viene raccontato da Gabriella d'Atri
nel suo
libro-intervista "La ribellione di Michele Albanese". "Ho perso
la libertà, ma non ho rimorsi. Rifarei tutto quello che ho fatto
e ho scritto", afferma Albanese nel libro-intervista, che
contiene anche le testimonianze del Procuratore nazionale
antimafia, Federico Cafiero de Raho, e di don Luigi Ciotti,
fondatore e presidente di Libera contro le mafie.
"In Italia - scrive Gabriella d'Atri - ci sono circa 600 persone
costrette a vivere sotto scorta. Magistrati titolari di
inchieste delicatissime, imprenditori che non si sono piegati a
richieste estorsive o condizionamenti da parte della criminalità
organizzata, politici e giornalisti che hanno raccontato senza
filtri la realtà delle cose e scomode verità. Tutti loro
meriterebbero di avere voce". La collana di Castelvecchi editore
intende raccoglierne, comunque, alcune tra le più significative.
"Chi si addentrerà nella vicenda di Michele Albanese - scrive
nella prefazione del volume Carlo Verna - provi ad immaginare
che cosa possa significare da un momento all'altro dover
completamente cambiare vita perché già sono pronte azioni
finalizzate a toglierla. Con grande clamore, non con un killer
solitario, ma con un'esplosione che suoni come un fragoroso
avvertimento a chi volesse imitarne le gesta professionali.
Invece no. Michele Albanese e la sua famiglia hanno accettato la
situazione e hanno cominciato a convivere col problema. Michele
non ha rinunciato a battersi per i valori della sua professione
e per la sua terra, che non ha voluto lasciare accontentandosi
dello scampato pericolo. Un grazie per questo potranno dirglielo
solo i calabresi. Io posso farlo invece per conto della
categoria, esaltata da storie come quella che racconta Gabriella
d'Atri".
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