MASSIMO RECALCATI, ELOGIO
DELL'INCONSCIO (CASTELVECCHI, PP. 144, EURO 17,50)
L'inconscio secondo alcuni è soltanto un luogo
dell'irrazionale, del sottosuolo, di ciò che è oscuro e
nascosto, contrapposto alla ragione. Tuttavia, l'inconscio ha
una sua dignità, e ci differenza dai robot e dalle macchine. Ci
rende esseri unici e speciali. Ognuno con la propria
individualità. La parte più profonda di noi stessi è uno spazio
creativo, ricorda Massimo Recalcati, filosofo, saggista,
psicoanalista. A Libri Come 2024, la festa del libro e della
lettura all'Auditorium Parco della Musica a Roma, ha presentato
il suo saggio Elogio dell'inconscio, uscito per Castelvecchi, e
ha sottolineato: "Una vita senza inconscio sarebbe una vita
senza desiderio". "L'essere umano non è una macchina" e "non
esiste una misura universale della felicità. L'esistenza
dell'inconscio ci impone di non smarrire il nostro rapporto
singolare con il desiderio", racconta nel volume.
Come ci parla l'inconscio? Attraverso i lapsus. Recalcati
riferisce un aneddoto esemplare che riguarda lo scivolone di un
suo paziente: un uomo che non voleva sposare la sua fidanzata,
benché tutti lo spingessero in tal direzione, durante una seduta
di analisi arrivò a chiamare il 'matrimonio' un 'manicomio'. La
parola 'manicomio', commenta Recalcati, illumina sulle reali
intenzioni di questa persona che, appunto, non aveva nessuna
voglia di convolare a nozze. L'inconscio comunica, tenta di
emergere in ogni modo, spinge, quando non viene ascoltato.
L'inconscio comunica anche attraverso i malanni. Recalcati
ricorda che una sua paziente iniziò ad avere male alle ginocchia
quando venne lasciata dal fidanzato. L'amato si chiamava Gino;
in questo caso il nome proprio del boyfriend coincide con l'arto
dolorante, analizza Recalcati che aggiunge: il dolore si fa
sentire "quando l'occhio di Gino se ne va. Il Gin-occhio".
L'inconscio parla anche attraverso le 'parole-proiettile' che
sono quelle che ci vengono scagliate contro dagli altri
provocando ferite profonde. Sono gli appellativi che ci vengono
dati, per esempio, dai genitori o da chi incontriamo nel nostro
cammino di vita. Recalcati fa l'esempio di due geni della
letteratura, Flaubert e Genet, entrambi con un'infanzia
tormentata. Riuscirono però a trasformare la sofferenza e i
tagli dell'anima in qualcosa di bello: la poesia, il teatro, la
letteratura.
L'inconscio, ed è appunto questa la sintesi del libro di
Recalcati, fa rumore incessantemente, come potrebbe fare un
disturbatore in un'aula, però portarlo via di forza è
assolutamente sbagliato: bisogna, invece, lasciarlo esprimere.
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