LORENZO PINI, ATLANTE DEGLI EVENTI
ATMOSFERICI ESTREMI (Edizioni Jonglez, pp. 155, 25 euro)
Se le bizze meteorologiche prodotte dal cambiamento climatico
non dovessero bastare a convincervi del rischio che l'umanità
sta correndo, può essere d'aiuto l'Atlante curato dal geografo e
autore di libri di viaggio Lorenzo Pini. Si intitola Atlante
degli eventi atmosferici estremi e, oltre ad una puntuale quanto
spettacolare raccolta fotografica, pubblica una sorta di
Guinness dei primati dei più estremi fenomeni climatici che si
susseguono da un capo all'altro del pianeta.
Sfogliando il libro scopriamo che è in Italia il territorio
che detiene il record mondiale "ufficioso" di nevicate
giornaliere, tanto da competere, per livelli di accumuli, con
località alpine o addirittura con l'Alaska: il paesino (quasi)
sempre imbiancato si chiama Roccacaramanico ed è in Abruzzo e
abitato da sole 3 persone. E se la calura estiva diventa sempre
più opprimente ci si può consolare sapendo che la temperatura
più alta del mondo è stata registrata altrove, nella Valle della
Morte, la Death Valley: lì il termometro è arrivato a 56,7 gradi
centigradi.
Ma tra i Guinness si regista anche quello di un lago del
Venezuela che almeno per 250 notti all'anno viene colpito dai
fulmini, quello della "fabbrica della nebbia" che, nella
Penisola di Avalon in Canada, avvolge il villaggio di Argentia
per 206 giorni l'anno. A dispetto del suo nome, Paradise Inn, è
un iconico lodge americano in legno e pietra che, situato a soli
1.600 metri d'altezza, detiene invece il record mondiale di
accumulo nevoso: nell'anno che va da febbraio del 1971 allo
stesso mese del 1972 sono caduti sul paradisiaco albergo 31,5
metri di neve.
L'Atlante registra anche i record di valanghe di sabbia in
Sudan o, ancora, la città costiera cilena dove non piove mai e
quella in cui piove 325 giorni all'anno e rammenta il fenomeno
della Bise svizzera, quel vento che congela letteralmente il
lago di Ginevra.
Per tornare infine in Italia, il rifugio Capanna di Punta
Penia, sulla Marmolada, si qualifica come il bersaglio
prediletto dai fulmini: anche se senza alcun pericolo per gli
ospiti che si rifugiano lì durante un fortunale, la successione
di scoppi assordanti è così spaventosa da restare impressa nella
loro memoria.
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