GABRIELE CORSI, CHE BELLA GIORNATA,
SPERIAMO CHE NON PIOVA (CAIRO, PP. 192, EURO 17)
"Non c'è un intento pedagogico, ideologico, un fine in questo
racconto. È solo una storia. Per quanto mi riguarda una storia
bellissima che mi ha aiutato a diventare l'uomo che sono oggi.
Un uomo che si alza al mattino sperando solo che sia una bella
giornata e che non piova", spiega nelle note del libro Gabriele
Corsi, attore, showman, conduttore televisivo e radiofonico,
componente del Trio Medusa.
Nel romanzo-memoir 'Che bella giornata, speriamo che non
piova', uscito per Cairo, Corsi parla della sua esperienza di
servizio civile, svolto a Roma venticinque anni fa, in un
ospedale psichiatrico. Inoltre in alcuni capitoli l'autore
intesse un dialogo intimo e commovente con il padre, affetto da
una malattia che cancella la memoria giorno dopo giorno. "Perché
non ci siamo mai detti, chiaramente, che ci volevamo bene?
Perché aspettare così tanto? Sei fiero di me papà? Ti prego,
dimmelo. Ho bisogno di sentirmelo dire", sono alcune delle frasi
che Gabriele rivolge all'anziano genitore.
Quanto alla genesi del volume, "appena finita l'avventura del
servizio civile avevo deciso di raccontarla in uno scritto. In
realtà lo avevo promesso a Adriano, l'infermiere che aveva
curato il 'museo della pazzia'. Poi la mia vita ha preso
un'altra piega. Pochi giorni dopo essermi congedato andò in onda
il primo servizio con i soci del Trio Medusa a Le Iene", scrive
Corsi nella postfazione. Il 'memoriale' ha preso forma dopo
venticinque anni ed è stato scritto di getto, al rientro da un
breve periodo di vacanza, uno di quei viaggi "in cui ogni cosa è
illuminata", dice Corsi. "Sono tornato a casa. In meno di dieci
giorni, fisso davanti al computer, è venuto fuori il libro che,
spero, abbiate avuto la pazienza di leggere", commenta ancora
nella postfazione.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA