(di Francesca Chiri)
Chissà quanti di noi, in questo
periodo di feste, hanno provato questa triste sensazione
sapendole anche dare un nome: "vacansia", e cioè quella
"spiacevole sensazione di irritabilità o di oppressione" dovuta
all'incapacità di godersi il riposo, liberi dai frenetici ritmi
lavorativi. E chissà quanti, ossessionati dall'ansia di
recuperare qualche chilo preso con le abbuffate natalizie, hanno
già programmato un digiuno riparatore, immaginando di consolarsi
con un degno "sdigiunino", e cioè quello "spuntino o snack
veloce da preparare ma molto gustoso" che serve, per l'appunto,
a spezzare la sensazione di fame. Una pratica sdoganata dallo
chef Giorgione, che ha reso familiare la parola a chi è
appassionato della buona cucina. E che potrebbe ben
accompagnarsi ad un buon bicchiere consigliato da un
"pommelier", e cioè una sorta di sommelier del sidro, bevanda
poco diffusa in Italia, sebbene tra i soli 97 professionisti
dell'assaggio di questo alcolico nel mondo figuri anche
un'italiana.
Sono tre dei sostantivi entrati, insieme a molti altri
neologismi e modi di dire, nel Libro dell'Anno Treccani 2024,
che ha individuato le parole divenute di uso comune ma non
destinate necessariamente ad essere accolte dai dizionari.
L'anno che si è appena concluso registra molti neologismi di
casa nostra, tra cui amichettismo, arciterrorista, pezzotto,
agrobiodiversità, razzismo immobiliare, trappola al miele,
trenopolitana, fuffa guru. Moltissime sono le espressioni legate
alla politica come autonomia differenziata o anche "vannacciano"
e fare una "Decima" e cioè, nell'espressione coniata proprio dal
generale leghista, il fatto di apporre la croce, vale a dire il
segno X, sulla scheda elettorale per indicare una preferenza di
voto ammiccando alla XMAS, alla Decima MAS, la flottiglia che
dopo l'8 settembre 1943 si schierò per la gran parte con la
Repubblica sociale italiana.
È un settore, quello della politica, in cui non mancano tante
reminiscenze latine o pseudolatine, come lo 'ius scholae' o il
'barattellum' per lo scambio sulle riforme, che apre ad un ampio
settore per i neologismi e in cui si spazia dall'ormai arcinoto
'campo largo' ai 'Lep', dallo 'spacca-Italia' alla 'solidarietà
obbligatoria', dallo 'starmerismo' al 'totismo' fino a
'TeleMeloni', passando anche per l' "amichettismo" e il
trumpiano "maga".
Ma sono gli anglicismi e i termini derivati dai social media
e, più in generale, da Internet, dalla musica e dell'innovazione
tecnologica quelli che appaiono più ostici alle vecchie
generazioni che con qualche sforzo arrivano al 'pandoro gate' ma
potrebbero davvero ricorrere alla Treccani quando, seguendo il
dibattito sul nuovo codice della strada, si imbattono nel
termine 'alcolock', e cioè il dispositivo collegato alla
centralina del motore e a un etilometro che non fa partire la
macchina quando si è alzato troppo il gomito.
C'è poi il "dissing", il termine derivante dalla musica
hip-hop e rap per indicare la diffusissima pratica dell'insulto;
c'è la "Swift economy" che rimanda all'imponete giro d'affari
generato dalla cantante Taylor Swift; ci sono i "top jobs" della
nomenclatura europea. E se un figlio o un nipote vi confessa di
essere andato in "crush", niente paura: ha solo una cotta. Se vi
parla di un "brat" sta raccontando di qualcuno dallo stile
ribelle e anticonvenzionale. E si vi rimprovera di fissarvi con
i "bopponi" vi sta solo dicendo che ascoltate "canzoni molto
orecchiabili" e che "entusiasmano al primo ascolto".
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