Un margine fisso garantito al 25% per poter competere con gli altri operatori commerciali; il vincolo di destinazione d'uso delle somme trasferite dallo Stato ai Comuni per il diritto allo studio; la revisione dei tempi di distribuzione dei libri per evitare ritardi ed essere in tempo per l'inizio delle lezioni; la riduzione al 5% dello sconto al pubblico e la detrazione fiscale, al pari di quella per le spese mediche, per chi acquista libri. Un appello alle istituzioni composto da cinque richieste è quello lanciato questa mattina dall'Ali, l'Associazione Librai Italiani aderente a Confcommercio, per denunciare la necessità urgente di riformare l'editoria scolastica e di aiutare le librerie che stentano a sopravvivere.
A pochi giorni dall'inizio dell'anno scolastico, Paolo Ambrosini, il presidente dell'Ali-Confcommercio, ritiene che "i tempi ormai siano maturi per intervenire: da oltre un anno abbiamo presentato queste richieste alle commissioni Cultura di Camera e Senato, ora è arrivato il momento di renderle note alla stampa e ai consumatori. Proprio perché con il suo intervento relativo alle adozioni dei libri e ai prezzi determina di fatto il valore del mercato dell'editoria scolastica, lo Stato adesso non può più girarsi dall'altra parte". L'editoria scolastica rappresenta una fetta importante del mercato editoriale: "Secondo l'Istat 4 copie su 10 di libri prodotti sono libri di testo: a volte quelli scolastici sono gli unici libri che entrano in una famiglia", dice Ambrosini, "e ci sono 13 milioni di italiani senza librerie né cartolibrerie sul territorio: questo ha ricadute anche sulla promozione della cultura, perché se c'è offerta commerciale c'è anche consumo culturale". E' un fatto però che le librerie siano allo stremo, perché impossibilitate a competere ad armi pari con altri operatori commerciali, "molti dei quali usano i libri scolastici come civette per attirare i clienti e poi vendere altro". I primi nodi da sciogliere sono quelli legati al margine a favore delle librerie, che "oggi è al 16% ma in alcuni casi arriva addirittura al 13%. Considerando lo sconto massimo al 15% sancito per legge per i libri di testo, si comprende che le librerie sono fuori dal mercato. Serve arrivare a un margine fisso del 25%", spiega il presidente.
Poi c'è la questione del massiccio intervento dello Stato sul settore: "L'editoria scolastica si determina attraverso un atto pubblico, mediante l'adozione da parte di un insegnante di un determinato libro. Anche il controllo dei prezzi, in modo diretto per la scuola primaria, indiretto per le altre, è esercitato dallo Stato. Pertanto il libraio non ha modo di intervenire sul prezzo stabilito", prosegue, "dal 2012 poi non è stato modificato il tetto di spesa massima che ogni classe ha a disposizione per l'acquisto dei libri: questo è un problema, perché nel frattempo sono cresciuti i costi di produzione e quelli per il personale, con ulteriori difficoltà per le librerie. A questo si aggiunge la quasi totale assenza di informazioni su distribuzione, consegna e disponibilità del prodotto, con il rischio di ritardi". "La situazione delle librerie è molto preoccupante", conclude Ambrosini, "con le nostre richieste noi vogliamo stare vicini anche alle famiglie nel loro contributo all'educazione: è fondamentale infatti che la spesa per i libri sia detraibile come quella medica. Questo per le istituzioni sarebbe anche un modo per dimostrare l'attenzione verso la cultura".
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