"Nell'ultimo mese ho parlato con i colleghi francesi, spagnoli, inglesi, tedeschi, lituani, brasiliani, americani ed ho constatato che, finito il lockdown, ripresa la vita quasi normale, i libri hanno preso a crescere in tutti questi Paesi, in tutte le grandi editorie occidentali: è finalmente una bella notizia. Non pensano di recuperare tutto quello che hanno perso quest'anno, ma qualcuno forse riuscirà persino a farlo e a crescere''. Quindi finalmente tira aria positiva nel mondo del libro, dopo una stagione difficile e in vista di un'altra fase che andrà presa con cautela. Lo anticipa all'ANSA Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato del gruppo Gems.
''Questo fa riflettere - continua Mauri - quando si parla di distance learning, oggi si è abituati ad accostarlo al digitale, dimenticando che il libro svolge questa funzione egregiamente da duemila anni. Il libro lo si usa per evadere, chi deve cucinare in casa per le ricette, o se si vuole costruire qualcosa, il libro si adatta a questi grossi mutamenti in cui la gente vuole capire di più, magari comprando un saggio che ci spieghi cosa sta succedendo, o anche solo per imparare a fare a casa qualcosa. Certo, l'agnello sacrificale sono state le guide di viaggio, ma il resto è andato tutto bene. Si vendono di più anche anche i libri degli influencer. E Irene Enriques di Zanichelli mi diceva che vendevano più testi universitari del solito e non capivano perché. Poi hanno capito: erano chiuse le copisterie quindi niente fotocopie illegali! ''.
Forse la pandemia, con tutte le teorie contraddittorie e le fake news, ci ha aiutato a capire l'utilità di un buon libro. ''Questo riguarda sia l'editoria libraria che il giornalismo. La pandemia ha rivelato ad una parte di italiani quanto fossero dilaganti le fake news. E' una cosa, del resto, di cui discuto da sempre. C'è stato un momento in cui eravamo totalmente ciechi. L'anno scorso alla Buchmesse c'era chi diceva che la rete garantiva la libertà di stampa, mentre sappiamo benissimo ora che non garantisce nulla, né nel mondo libero e tantomeno sotto una dittatura dove li bloccano e basta perché assumersi la responsabilità dei contenuti costa in termini di esame e ricerca dei testi''.
Il mondo ora sta vivendo un nuovo momento di difficoltà. ''Questo si ripercuote in particolare sui festival e sulle presentazioni dei libri. Certo sul digitale non c'è sentimento di militanza e partecipazione emotiva, ma d'altra parte è anche vero che questo fatto restituisce tempo ad autori e lettori. Indubbiamente gli eventi in presenza sono in concorrenza con la lettura e con la scrittura. Avremo a Natale le novità di tanti autori di bestseller che hanno avuto parecchio tempo per scrivere''.
Come sono andate le cose finora dal punto di di vista del sostegno al mondo del libro? ''Dal punto di vista economico il governo è stato molto sensibile al mondo del libro. Va bene che ci vuol poco perché non è una realtà in cui girano tanti soldi, ma ha fatto ripartire la app 18, ha dato 30 milioni per le fasce più deboli, ha incentivato le biblioteche ad acquistare libri, insomma è stato presente''.
Ora bisogna guardare al Natale: ''Da giugno ad oggi il mercato ha segnato un +10% rispetto all'anno scorso, quindi ha compensato metà della perdita dei primi mesi. Ora per il Natale vanno evitati assembramenti, per le librerie si tratta solo di evitare le ore di punta degli ultimi giorni: bisogna scegliere quando andare nei negozi, bisogna andare nei momenti più deserti. Insomma, bisogna fare l'acquisto intelligente per Natale''.
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