Dalle nebbie della Mantova del 16esimo secolo, mentre il gobbo cerca di farsi luce con una lanterna rossa, sul palcoscenico del Petruzzelli si fanno strada i dettagli di un Rigoletto in cui ogni elemento sembra ricalcato, quasi ad alta definizione, in quel perfetto equilibrio che si crea quando teatro e cinema s'incontrano. E' andato in scena ieri sera nel politeama barese il Rigoletto di Giuseppe Verdi, per la regia di John Turturro. La recitazione e il canto di Giuliana Gianfaldoni (Rpt: Giuliana Gianfaldoni) (Gilda, la figlia di Rigoletto) strappano applausi a scena aperta, così come George Petean (Rigoletto), specie quando implora i cortigiani di restituirgli la figlia rapita, chiedendo perdono e pietà.
Turturro, attore e regista italo americano, madre di origini siciliane e padre di origini pugliesi, evidenzia lo stile minimalista delle scene per risaltare le vite intmine dei protagonisti che possono esprimersi "nel loro pieno potere". E lo scenografo Francesco Frigeri non fa mistero di "alcuni momenti in stile cinematografico: penso ad esempio alla torre pendente dell'osteria di Sparafucile e ai i suoi dettagli - spiega - e alla materia di cui è fatta che possiede quel tipo di realismo solitamente proprio del cinema".
Rigoletto, maledetto dal conte Ceprano, si renderà conto alla fine dell'opera che, per la sua sete di vendetta, ha fatto uccidere la propria figlia invece che il duca di Mantova di cui la giovane si era invaghita nonostante lui la tradisse. E scoprirà che quel corpo avvolto in un sacco che sta per gettare in un fiume è proprio quello di Gilda che si è sacrificata per amore.
Fondamentali nella narrazione sono le luci, il cui disegno è affidato ad Alessandro Carletti, e le coreografie di Giuseppe Bonanno che accompagnano i momenti salienti dell'opera in cui le voci del coro e l'orchestra del Petruzzelli, guidati dalla bacchetta verdiana di Renato Palumbo, 'danzano' con il cast del Rigoletto in un'armonia che tiene insieme canto, scene, recitazione e costumi. Questi ultimi, curati da Marco Piemontese, caratterizzano a tinte forti i personaggi.
Luce e oscurità guidano il pubblico verso il finale. Avvolto dalla nebbia nella prima scena che si ispira al gobbo di Novecento di Bertolucci, Rigoletto finirà sotto la luce abbagliante e rivelatrice di un fulmine che lo farà piombare ancora, e per sempre, nelle tenebre del rimorso. Quello di non aver salvato l'amata Gilda che era tutta la sua famiglia.
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