Si intitola "L'anno che
verrà-Canzoni di Lucio Dalla" il concerto che giovedì 19
dicembre (ore 20.30) nel Teatro Acacia di Napoli vedrà
protagonisti Peppe Servillo, Javier Girotto (sax) e Natalio
Mangalavite (piano) in un omaggio al musicista bolognese
scomparso nel 2012. Una serata che apre la sezione dedicata alla
grande canzone d'autore contemporanea ideata da Tommaso Rossi,
direttore artistico dell'Associazione Scarlatti, e che inaugura
la programmazione al Vomero promossa dall'Associazione
presieduta da Oreste de Divitiis. Brani come "Tu non mi basti
mai", "Stella di mare", "Caruso", "4 marzo 1943", "La casa in
riva al mare", "Anna e Marco", "Se io fossi un angelo", "Cosa
vuol dire una lacrima", "L'operaio Girolamo" oltre a "L'anno che
verrà" sono rilette e reinterpretate nello stile originale di un
trio di musicisti, provenienti da culture musicali diverse,
capaci di mescolare jazz, echi partenopei e colori
latinoamericani. Versioni inedite che conservano la forza
evocativa, la bellezza melodica e lo spessore di contenuti
propri delle canzoni originarie.
"Perché quando si reinterpretano pezzi di altri musicisti -
sottolinea Peppe Servillo - si deve sempre stare un passo
indietro, servire l'autore ma con la tua personalità. In questo
nostro percorso c'è il jazz ma c'è anche la musica latina e
Napoli, sperando che Lucio Dalla, ovunque sia, apprezzi questa
nostra chiave d'ingresso nella sua arte". Ne "L'anno che verrà",
i tre musicisti rinnovano il loro ultradecennale sodalizio
confrontandosi con il repertorio di uno dei più grandi maestri
della musica italiana di tutti i tempi. "Con le sue canzoni -
aggiunge Peppe Servillo - Dalla sapeva indagare il futuro ed
intercettare il comune sentire traducendolo in forma poetica e
popolare. Le sue grandi doti di interprete hanno contribuito non
poco a ciò e il nostro tentativo di rileggere i suoi brani tiene
necessariamente conto di tutto questo".
"Magari non sarà 'tre volte Natale e festa tutto l'anno', come
recita la canzone che da' il titolo alla serata - conclude
Tommaso Rossi - ma di certo l'augurio di pace e di serenità che
essa sottintende ben si presta al periodo e ancor più ci spinge
a riflettere sulla triste condizione che troppe persone, in
terre non molto distanti, stanno vivendo adesso".
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