(di Federica Acqua)
Nessuno dall'uscita del libro Il
Male Oscuro di Giuseppe Berto nel 1964 aveva provato a portarlo
a teatro, atterrito forse dalla mole del testo (450 pagine) e
dalla difficoltà d'inscenarlo, incentrato com'è su un flusso di
pensieri che dal punto di vista letterario scavalcano anche la
grammatica. A rompere questo tabù è adesso il regista e
drammaturgo Giuseppe Dipasquale che ha riadattato l'opera,
vincitrice all'epoca del premio Viareggio e del Campiello,
riducendone il copione a una sessantina di pagine per un'ora e
mezza di spettacolo che debutterà il prima mondiale il 31
dicembre al Teatro Biondo di Palermo in coproduzione col Teatro
Stabile di Catania e Marche Teatro, di cui Dipasquale è
direttore.
A spingerlo a realizzare questo progetto a cui pensava da
tempo, ha confessato all'ANSA durante le prove al Teatro delle
Muse di Ancona prima di trasferirsi a Palermo, sono due motivi.
Il primo è la consonanza d'intenti con l'attore protagonista,
Alessio Vassallo, già interprete di Mimì Augello nella serie Il
giovane Montalbano di Camilleri, con cui Dipasquale aveva
realizzato La Concessione del Telefono, e il secondo la
"disperata contemporaneità del romanzo che non affronta il tema
della depressione in chiave personale, ma sociale e cosmica,
delineandosi come un male di vivere tipico del Novecento, in cui
l'uomo si trova a vivere uno scollamento tra una dimensione
tecnologia futuribile e incontrollabile e una mentalità legata
ancora all'Ottocento".
Da qui nascono le relazioni distopiche del protagonista
Bepi, che parla in prima persona dal lettino del suo
psicanalista (lo scrittore fece lo stesso percorso col freudiano
Nicola Perrotti) da dove il flusso dei suoi pensieri si
concretizza in scena grazie ad una serie di flashback dei
momenti e delle persone significative della sua vita: dalla
moglie all'amante, dalla figlia alla madre, fino al padre,
immagine quest'ultimo di quel conflitto tra dovere e desiderio
che attanaglia l'autore. "La storia di un inetto - precisa il
regista - incapace di uscire dalla gabbia in cui l'ha rinchiuso
l'obbligo del benessere e di guardarsi dentro abbandonando
sovrastrutture e schemi precostituiti". Lo stesso percorso - a
suo dire - compiuto da Giuseppe Berto, imprigionato in un tunnel
esistenziale che gli impediva di scrivere e che affrontò di
petto trasformandolo in un romanzo iniziatico salvifico e in un
capolavoro letterario da consegnare ai posteri. Per questo,
secondo Dipasquale, il finale dell'opera in cui Bepi dichiara
'Nunc dimittis servum tuum Domine, forse è già tempo', non va
interpretato come il momento della morte, ma come quello
dell'acquisizione della consapevolezza di chi si è e si vuol
essere, in sostanza del cambiamento e dell'apertura a una nuova
vita.
Ad affiancare il protagonista in questa ricerca su un fondale
teatrale la cui trama volutamente offuscata enfatizza la
dimensione interiore della vicenda, ci saranno Ninni Bruschetta,
Cesare Biondolillo, Lucia Fossi, Luca Iacono, Viviana Lombardo,
Consuelo Lupo, Ginevra Pisani. Scene di Antonio Fiorentino,
costumi di Dora Argento, musiche di Germano Mazzocchetti.
Dopo Palermo lo spettacolo sarà allo Stabile di Catania e a
quello d'Abruzzo all'Aquila. Ad Ancona arriverà la prossima
stagione.
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