Alberto Lupo, uno dei protagonisti della storia della televisione e della radio italiana, attore, presentatore e interprete di poesie e canzoni memorabili, nasceva esattamente cento anni fa, il 19 dicembre 1924. Rai Cultura lo ricorda dedicandogli un documentario della serie In scena, in onda in prima visione assoluta, giovedì 19 dicembre alle 21.15 su Rai 5. Per più di una generazione di italiani Alberto Lupo è stato la voce, suadente, calda, di un attore affascinante e garbato che, passando per il teatro, il cinema, il varietà televisivo e la canzone, raggiunse una vastissima popolarità tra gli anni Sessanta e Settanta. Il documentario di Monica Onore ne racconta la storia professionale e personale attraverso materiali di archivio e interviste appositamente realizzate ad amici e colleghi, fra i quali Lino Banfi, Valeria Fabrizi e Roberto Chevalier. Lo sceneggiato televisivo La cittadella consacrò Alberto Lupo con la messa in scena della prima storia di un camice bianco sul piccolo schermo, mentre il mitico varietà Teatro 10, con la sua memorabile sigla Parole Parole, interpretata da Alberto Lupo e Mina, rappresenta un'altra pietra miliare della tv italiana. Con il giallo Un certo Harry Brent, trasmesso nel 1970, Alberto Lupo incollò davanti alla televisione 19 milioni di telespettatori; questi sono solo alcuni dei capolavori di cui si parla nel documentario di In scena, visibili per intero su RaiPlay. Un patrimonio a disposizione di tutti. Originario di Genova, all'anagrafe Alberto Zoboli, l'attore cambia presto cognome perché la sua famiglia non condivide la sua passione artistica. Nel 1946 recita con importanti nomi come Giorgio Strehler e Gino Cervi. Ma è la televisione a dargli la grande notorietà, soprattutto grazie agli sceneggiati. Tutti s'innamorano della sua voce suadente, della sua recitazione del suo sguardo. Con Capitan Fracassa (1958), Padri e figli (1958), Una tragedia americana (1962), I Giacobini (1962), Resurrezione (1965) porta la grande letteratura nelle case degli italiani. Ma il personaggio che lo consacra definitivamente è quello del dottor Andrew Manson ne La cittadella (1964), accanto alla bravissima Anna Maria Guarnieri, ispirato all'omonimo romanzo di Archibald Joseph Cronin, pubblicato la prima volta nel 1937. Sette puntate, la domenica sera sull'appena nato secondo canale tv. Lupo-Manson, seguito da milioni di spettatori, conquista una popolarità enorme: riconosciuto ovunque, invitato come ospite a congressi di medicina, diventa un vero divo. Conduce alcuni show televisivi molto popolari, varietà come Senza rete (1968 e 1975), Teatro 10 (1971 e 1972), dove interpreta con Mina la famosissima sigla Parole, parole, un successo che lo proietta nel mondo della musica, e Milleluci (1974). Oltre al teatro e alla tv, "frequenta" anche il mondo del cinema (debutta nel 1954 con l'Ulisse di Mario Camerini), dei fotoromanzi, del doppiaggio (presta la voce anche a John Wayne), di Carosello, della prosa tv e radiofonica, della discografia. Nel 1977, durante le prove in teatro di Chi ha paura di Virginia Woolf?, viene colpito da trombosi cerebrale ed entra in coma. Recuperata la voce dopo una lunga riabilitazione, recita ancora negli sceneggiati L'eredità della priora (1980) e L'amante dell'Orsa Maggiore (1983). Muore di infarto il 13 agosto 1984 a San Felice Circeo a soli 59 anni.
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