A un western non necessitano per forza cinturoni e minacciose pistole Colt da esibire. L'anima di questo genere vive nella provincia americana ancora adesso, nonostante centri commerciali e catene di fast food. Così quello che accade nella straordinaria black-comedy 'Tre manifesti a Ebbing, Missouri' del regista irlandese Martin McDonagh, in sala dall'11 gennaio con la Fox, appare del tutto normale, anche se si vede la straordinaria protagonista, una Frances Louise McDormand da Oscar, scimmiottare la camminata di John Wayne.
Cosa accade nel film? Dopo mesi in attesa di trovare il colpevole dell'omicidio della figlia adolescente bruciata e stuprata, Mildred Hayes (McDormand) noleggia tre cartelloni pubblicitari sui quali piazza altrettanti messaggi contro il 'fermo indagini' sulla morte della figlia. Da qui tutta una serie di infiniti sviluppi dei personaggi - come l'autorevole capo della polizia locale William Willoughby (Woody Harrelson) e il suo vice Dixon (Sam Rockwell), immaturo, violento e mammone - per raccontare la provincia degli States tra razzismo e omofobia.
Un film da non perdere, che ha già vinto molti premi - miglior sceneggiatura alla Mostra di Venezia, premio del pubblico a San Sebastián 2017 e al Toronto Film Festival 2017 e ha appena trionfato ai Golden Globes con quattro riconoscimenti, al film, alla sceneggiatura, all'attrice Frances McDormand e all'attore non protagonista Sam Rockwel - ottenendo anche quattro candidature ai Sag (Screen Actors Guild Awards), tra cui anche quella per il miglior cast cinematografico.
"Se qualcuno, vedendo il film, ha pensato a un western, questo probabilmente dipende solo dall'inconscio del regista, ma è vero però che nella camminata mi sono ispirata a John Wayne" ha detto al Lido Frances Louise McDormand, attrice statunitense e moglie di Joel Coen. Il film, ha poi aggiunto, "è allo stesso tempo divertente e malinconico, nello stile di Martin, ma anche pieno di umanità. La sceneggiatura, va detto, è pura letteratura e così non devi fare proprio nulla, solo leggere".
Il regista - premio Oscar nel 2006 per il miglior cortometraggio (Six Shooter) - ha insistito molto su come al centro del film ci sia l'umanità, "quella che è un po' in tutti noi. Anche la protagonista è allo stesso tempo un'eroina e un'anti-eroina. È comunque sbagliato vedere questo film come un lavoro che parla di razzismo. E' vero che ci sono personaggi razzisti, violenti, ma vanno capiti i loro motivi, in fondo c'è tanta umanità anche in ognuno di loro". Frase cult quella del capo della polizia locale, William Willoughby (Harrelson), quando Mildred Hayes gli chiede di liberarsi dei poliziotti razzisti nella sua squadra: "Se lo facessi ne rimarrebbero operativi solo tre: gli omofobi".
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