EUGENIA ROMANELLI, LA DONNA SENZA NOME (Castelvecchi, pag. 183, euro 16,00)
Un romanzo antico, ed insieme estremamente moderno, in cui la costruzione rigorosa del racconto cattura il lettore in una scala crescente di rivelazioni e significati. In La donna senza nome Eugenia Romanelli è riuscita, con grande maturità, a coniugare la sua vena di narratrice con quella dell'impegno giornalistico e sociale. Il registro è però quello narrativo, perché La donna senza nome è prima di tutto un bel romanzo, scritto bene, avvincente, che coinvolge e commuove, che spinge continuamente il lettore a chiedersi che cosa ne sarà dei personaggi e della loro emozionante fragilità.
Parlarne non è facile però, perché la trama è un continuo inseguirsi di colpi di scena, capitolo dopo capitolo, che non sarebbe giusto svelare in quanto la sorpresa, la scoperta, è uno dei caratteri portanti del racconto. Allora, solo pochi elementi sui protagonisti. C'è, prima di tutto, una pittrice: Glad. Non ha un nome, e sulle sue tele mette da sempre solo una cifra, TAK. Di lei, che è in qualche modo voce narrante, sappiamo che è di fronte a una decisione finale e per lasciarne traccia nel mondo chiama un regista a filmare e mettere in scena questa sua ultima ''opera''.
Le sue opere sono nei più importanti musei del mondo ma di lei nessuno sa nulla, qualcuno dubita anche che esista, e, come tutti i personaggi del romanzo, ha più di un segreto. Lei è l'artista, e nelle pagine de La donna senza nome, l'autrice porta dentro la creazione dell'opera, una creazione che è fisica - non a caso Glad, parlerà a fondo dell'esperienza del parto (''In sala parto c'era stata una vera e propria tempesta musicale, erano volate scale su scale ma, soprattutto, quella melodia'') - ma anche profondamente intellettuale. Dipinge e ascolta musica, musica classica, una delle note della ricca colonna sonora del romanzo.
La musica è infatti anche uno dei nodi del rapporto tra Emma e Alberto. Loro, sono gli altri due protagonisti: non si conoscono, s'incontrano, si amano, si nascondono e rivelano molto. Lei è una pediatra, un medico impegnato che preferisce il turno di notte, con alle spalle una vicenda familiare che la arricchisce di un diverso punto di vista sul mondo. Lui è un velista che ha perso la moglie in un tragico incidente, zio, quasi padre, di Nicola, figlio della sorella Marina troppo distratta dal lavoro. Sta per affrontare la prima regata oceanica ''ecologica'' con una nave che, guarda caso, si chiama Glad.
Quindi l'arte, l'impegno sociale, l'ecologia, la domotica, il buddismo, le versioni della famiglia e dell'amore a cui la contemporaneità ci sta abituando, ma soprattutto il romanzo da leggere pagina dopo pagina, perché rivela passione e forza. Ma i critici, si sa, sono senza mezze misure. ''Chissà come verrà accolta la sua scelta, chissà se la stampa l'aggredirà o se l'osannerà: quasi sempre i giornalisti non hanno mezze misure, non conoscono le sfumature e insomma, in fondo, non praticano il senso critico...''.
La donna senza nome sarà presentato venerdì 13 novembre alle 18.00 presso Casa delle Letterature (Piazza dell'Orologio, 3 - Roma), da Melania Mazzucco. Letture di Nadia Perciabosco.
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