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Taddia-Grassucci, Chi sono?

Taddia-Grassucci, Chi sono?

100 domande a 30mila ragazzi, la fotografia della Generazione Z

ROMA, 04 maggio 2021, 09:38

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Marzia Apice) FEDERICO TADDIA - DANIELE GRASSUCCI, CHI SONO? IO. LE ALTRE. E GLI ALTRI (De Agostini, pp.240, 14.90 Euro). "Abbiamo voluto fornire ai ragazzi uno strumento per specchiarsi, in se stessi e negli altri, perché ogni originalità ha il diritto di esistere. L'idea era quella di dare voce alle sfumature". E' una finestra aperta sul variegato, complesso ed entusiasmante mondo della cosiddetta Generazione Z il libro "Chi sono? Io. Le altre. E gli altri" (De Agostini, in libreria dal 4 maggio) che il giornalista Federico Taddia ha scritto insieme a Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.
    Con una grafica accattivante e un linguaggio diretto e privo di retorica, il libro presenta il risultato di un'indagine condotta (con la collaborazione di Skuola.net) su 30mila ragazzi dai 12 ai 17 anni ai quali sono state sottoposte 100 domande (chiuse e aperte) relative a temi identitari, individuali e collettivi, dall'amicizia all'amore, dal corpo al mondo dei social, dal credo al futuro, e poi impegno, rabbia, paura, passioni, rivoluzioni. Le domande sono semplici, le risposte invece svelano l'anima, ferita sì ma anche determinata, di una generazione che in questi ultimi mesi, spesso in silenzio, ha pagato un prezzo alto, subendo forse più di tutti la reclusione forzata imposta dall'emergenza sanitaria.
    Il risultato è che dal volume, pensato come strumento utile ai ragazzi ma anche agli adulti, di certo non emerge nessun giudizio univoco sui giovani intervistati, ma solo la voglia di comprenderne sogni e bisogni, dubbi, frustrazioni e certezze: "Abbiamo fatto un vero e proprio viaggio in questa generazione e per fortuna è impossibile generalizzare", spiega Taddia intervistato dall'ANSA, "quello che abbiamo capito è che gli adolescenti di oggi hanno la consapevolezza delle proprie potenzialità e dei punti deboli e sanno esprimere fragilità e paure. Questi ragazzi hanno dubbi sugli adulti, ma anche sulla scuola, che vedono stantia e diversa da loro per stimoli, aspettative, modalità e tempi, e sulle istituzioni. E poi si appoggiano tanto sulle amicizie, un aspetto quest'ultimo forse accentuato proprio dalla chiusura degli ultimi mesi".
    Non si sono ripiegati nei social, unico sfogo nella pandemia? "Le risposte rivelano che gli adolescenti si sono stancati dei social, ne hanno scoperto i limiti in tema di relazioni", afferma il giornalista, "hanno ripreso confidenza con il concetto di passione, dalla chitarra agli scacchi. In generale con la pandemia hanno avuto più tempo per loro, per fare e anche per annoiarsi: sono meglio di quello che pensavamo, hanno solo bisogno di spazi e tempi per farsi capire e per farsi scoprire".
    Nel libro emerge nei ragazzi una grande voglia di fare, e quindi, anche la speranza nel domani che li attende. "Gli adolescenti intervistati pensano di poter essere protagonisti di grandi cambiamenti nel futuro, forse anche sulla scia del fenomeno Greta Thunberg", afferma. "Forse hanno capito che ora è il loro turno per salvare il nostro Pianeta, e che è l'ultima possibilità non solo sul tema della sostenibilità, ma anche nella lotta alla corruzione, nel rivoluzionare la scuola, nel ripensare il concetto di famiglia, nell'arginare omofobia e razzismo che ritengono incompatibili con la loro idea di società e mondo". E degli adulti, che opinione hanno? "Non si sentono migliori di mamma e papà, credono abbastanza ai loro adulti di riferimento, dai genitori agli insegnanti, e si fidano - prosegue -, se c'è una accusa è quella dell'assenza dei genitori, di non essere considerati abbastanza e di avere poca voce in capitolo in famiglia".
    Cosa e quanto abbiamo sbagliato con gli adolescenti nell'ultimo, difficile anno? "Siamo stati tutti travolti, credo però che in questo tsunami gli adolescenti siano stati lasciati da parte. Pensando che in qualche modo se la sarebbero cavata, è mancato un focus di attenzione su di loro - afferma -. La scuola poi ha reagito dove ha potuto, è stata una lotteria, a volte ha funzionato altre no. Ma di certo è mancato il contatto, la socialità, la trasgressione delle regole, ed è contestualmente aumentato il conflitto con i genitori. I ragazzi hanno vissuto un periodo contro natura. Basta guardare quello che è emerso sul tema delle paure: hanno detto di aver timore di far male alla famiglia portando a casa il virus, di non vivere pienamente l'adolescenza, di non sapere cosa accadrà la prossima settimana, di essere tristi. Emerge anche la paura della morte, quando invece a questa età ci si dovrebbe sentire immortali. Tuttavia in questi mesi si sono verificati anche dei rimescolamenti nelle relazioni e molti cambiamenti positivi in famiglia, perché con la convivenza forzata finalmente ci si è conosciuti".
   

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