Le vendite al dettaglio a giugno restano ferme rispetto a maggio, registrando una crescita zero, mentre scendono del 2,6% su base annua. Lo rileva l'Istat. Quindi anche nel primo mese del pieno godimento del bonus Irpef di 80 euro, incassato a fine maggio, il commercio continua a dare segnali di sofferenza.
Anche le retribuzioni contrattuali orarie a luglio sono rimaste ferme su giugno, salendo solo dell'1,1% rispetto all'anno scorso. Si tratta della crescita annua più bassa almeno da 32 anni, ovvero dal 1982, data d'inizio delle serie ricostruite. Siamo quindi a un nuovo minimo storico. La crescita delle retribuzioni contrattuali orarie a luglio ha toccato un nuovo minimo storico (+1,1% su base annua), ma, nonostante ciò, si mantiene comunque più alta dell'inflazione, registrata nello stesso mese (+0,1%): il vantaggio, stando ai dati dell'Istat, è di un punto percentuale.
A giugno le vendite al dettaglio nel comparto alimentare si mantengono appena sopra lo zero su base mensile, registrando un +0,1%, mentre scendono nel confronto annuo, con un ribasso del 2,4%. Lo rileva l'Istat. Ma ancora peggio va per il resto dei settori (-0,1% congiunturale e -2,8% tendenziale). In realtà tutte le principali voci monitorate dall'Istat risultano in territorio negativo. E non sono esclusi i farmaci (-2,9% annuo) e l'abbigliamento (-2,3%). l'indice delle vendite al dettaglio si basa sul valore corrente, che include la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi. E l'inflazione a giugno è rimasta bassa, allo 0,3%. Gli affari erano andati male anche a maggio, pur se con un calo più contenuto (-0,4%), che aveva fatto seguito ad un aprile positivo.
La stretta sui consumi si fa sentire dappertutto e a giugno gli affari vanno male anche per la grande distribuzione (-1,3% su base annua), anche se ad accusare il colpo più duro sono sempre i piccoli negozi, le botteghe di quartiere (-3,9%). Lo rileva l'Istat, che registra un deciso ribasso delle vendite al dettaglio anche nei supermercati (-2,5%). Ancora per una volta invece risultano salvi i discount (+0,5%). "Un bilancio negativo su molti fronti", così, spiega l'Istat, si chiudono i primi sei mesi del 2014 per il commercio al dettaglio, cartina tornasole dei consumi. Tra gennaio e giugno, infatti, l'Istituto ha registrato una diminuzione delle vendite dell'1,0% rispetto allo stesso periodo del 2013, con cali dello 0,7% per l'alimentare e dell'1,1% per il resto dei comparti.
"Un bilancio negativo su molti fronti", così, spiega l'Istat, si chiudono i primi sei mesi del 2014 per il commercio al dettaglio, cartina tornasole dei consumi. Tra gennaio e giugno, infatti, l'Istituto ha registrato una diminuzione delle vendite dell'1,0% rispetto allo stesso periodo del 2013, con cali dello 0,7% per l'alimentare e dell'1,1% per il resto dei comparti.
Ad agosto cala la fiducia delle imprese passando a 88,2 da 90,8. Un arretramento di 2,6 punti, che colpisce tutti i principali settori. La discesa segue il balzo segnato il mese scorso, quando erano stati raggiunti i massimi da circa tre anni. Un vantaggio ora completamente annullato (siamo di nuovo ai livelli di giugno)
ALLARME COLDIRETTI,2 ITALIANI SU 3 TAGLIANO SPESA ALIMENTI - Due italiani su tre (67%) hanno tagliato la spesa in qualità e quantità, con pesanti effetti su tutta la filiera agroalimentare dal campo alla tavola. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sui dati Istat sul commercio al dettaglio a giugno, dai quali emerge rispetto allo scorso anno un crollo record delle vendite nei piccoli negozi alimentari (-5%) ma addirittura anche nella grande distribuzione alimentare (-1,4%), mentre si salvano solo i discount (+0,5%). Le difficoltà economiche - sottolinea la Coldiretti - hanno obbligato gli italiani a tagliare anche la spesa, con tre milioni di famiglie costrette a fare acquisti negli hard discount, in aumento del 48% rispetto all'inizio della crisi. A cambiare non è solo la qualità dei prodotti acquistati ma nel primo semestre del 2014 il carrello della spesa - precisa l'organizzazione agricola - si è ulteriormente svuotato con una flessione degli acquisti per latte e formaggi (-5%), e per l'ortofrutta (-2%), nonostante la generale riduzione dei prezzi. In calo addirittura le uova (-3%) che tradizionalmente sostituiscono la carne nei momenti di difficoltà economica. Un segnale di difficoltà che è confermato dal fatto che - continua la Coldiretti - piu' di otto italiani su dieci (81%) non buttano il cibo scaduto con una percentuale che è aumentata del 18% dall'inizio del 2014, secondo il rapporto 2014 di Waste watcher knowledge for Expo. Una leggera inversione di tendenza positiva è attesa per la seconda parte del 2014 perché - conclude la Coldiretti - sarà proprio la spesa alimentare, che rappresenta la seconda voce dei budget familiari, a beneficiare maggiormente del bonus di 80 euro al mese per alcune categorie di lavoratori dipendenti, disoccupati e cassintegrati che destinano una quota rilevante del proprio reddito all'acquisto del cibo.
UE-18: CALA INDICE FIDUCIA,IN ITALIA PEGGIOR FLESSIONE - Ad agosto l'indice Esi (European sentiment indicator) che misura la fiducia di imprese e consumatori dell'Eurozona è sceso tornando a livelli del dicembre 2013. Lo ha reso noto la Commissione Ue, segnalando che, tra i principali Paesi della zona euro, la contrazione più forte è stata registrata in Italia (meno 4,1). n Germania, segnala ancora Bruxelles, la flessione dell'Esi è stata ad agosto di 1,9, in Francia di 0,6 e in Olanda di 0,8 mentre in Spagna l'indice è rimasto sostanzialmente invariato. Nel complesso dell'Eurozona l'Esi è quindi sceso di 1,5 punti attestandosi a quota 100,6 (100,4 a dicembre 2013). Meno marcata è stata invece la discesa della fiducia di imprese e consumatori nell'insieme dei 28 Paesi dell'Unione grazie, rileva ancora la Commissione Ue, alle riduzioni più contenute registrate dalle due principale economie. In Gran Bretagna c'è stato un calo di 1,1 punti e in Polonia di un punto. Nel complesso dell'Ue l'Esi è quindi sceso di 1,2 a quota 104,6. A livello settoriale, nell'Eurozona la contrazione maggiore à stata segnata dal settore del commercio al dettaglio (meno 2,3) seguito dai consumatori (meno 1,6) e dall'industria (meno 1,5).
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